Il telescopio spaziale James Webb ha fatto una scoperta epocale, osservando per la prima volta i resti della supernova Sn 1987A, un evento celeste che è stato visibile a occhio nudo, unico nel suo genere negli ultimi 400 anni. Claes Fransson, dell’Università di Stoccolma, ha analizzato i dati ottenuti da questa osservazione, i quali sono stati pubblicati su Science.
La supernova Sn 1987A ha lasciato un’impronta indelebile nella storia dell’astronomia. Nel febbraio 1987, i rilevatori di neutrini solari hanno registrato l’arrivo di neutrini provenienti da questa esplosione stellare, seguiti da un’improvvisa comparsa di luce nel cielo. Questa supernova è stata la prima ad essere visibile a occhio nudo dopo 400 anni ed è stata oggetto di intensi studi da parte della comunità scientifica.
Una delle domande più affascinanti legate a questa supernova riguardava la natura dei suoi resti: si chiedeva se dietro questo evento ci fosse un buco nero o una stella di neutroni. Grazie alle osservazioni effettuate tramite il telescopio Webb, finalmente è stato possibile risolvere questo enigma, confermando la presenza di una stella di neutroni. Questa conferma è giunta attraverso l’osservazione delle linee di emissione di Argon attorno alla supernova, aprendo nuove prospettive di studio e ricerca nel campo dell’astrofisica.
La scoperta dei resti della supernova Sn 1987A grazie al telescopio spaziale James Webb rappresenta un importante traguardo per l’astronomia moderna, offrendo agli scienziati la possibilità di esplorare nuovi orizzonti e di comprendere meglio i fenomeni celesti. La ricerca condotta da Claes Fransson dell’Università di Stoccolma, pubblicata su Science, costituisce un passo avanti significativo nell’approfondimento della nostra conoscenza sulle supernove e sull’evoluzione dell’universo.