Amadeus debutta sul Nove e attacca la Rai, ecco cosa ha detto

Amadeus inaugura la sua avventura sul Nove con dichiarazioni che accendono il dibattito sul suo addio alla Rai. Tra nuovi programmi e frecciate al passato, il conduttore si prepara a una stagione ricca di sfide.

Italia – Il mondo della televisione italiana si prepara a una svolta epocale con il debutto di Amadeus sul canale Nove, previsto per il 22 settembre, un evento che segna non solo l’inizio di una nuova era per il conduttore ma anche un significativo cambiamento negli equilibri del panorama televisivo nazionale. In un video pubblicato sul suo profilo Instagram, Amadeus ha condiviso con i suoi follower l’emozione e l’importanza di questo momento, definendolo “l’inizio della mia nuova avventura professionale all’interno di Discovery e quindi del canale Nove”, sottolineando come questo passaggio rappresenti per lui un capitolo inedito e stimolante della sua carriera.

Il conduttore, noto per il suo stile diretto e coinvolgente, ha annunciato che il suo esordio sul Nove avverrà con “Chissà chi è”, una rivisitazione del popolare format “I Soliti Ignoti” che lo ha visto protagonista per anni sulla Rai, dimostrando così la volontà di portare con sé elementi di continuità pur in un contesto completamente rinnovato. Tuttavia, l’aspetto più intrigante e discusso del suo passaggio al nuovo network riguarda le dichiarazioni rilasciate in merito al suo addio alla Rai, affermazioni che hanno acceso un vivace dibattito nel settore e tra il pubblico: “Mi hanno offerto di tutto per trattenermi, ma è mancato il rapporto umano”, ha dichiarato Amadeus, gettando un’ombra sulle dinamiche interne all’azienda pubblica e sollevando interrogativi sulla natura dei rapporti professionali nel mondo dello spettacolo.

“Difficile trovare un programma che con me abbia superato 4 o 5 anni. Io ogni 4/5 anni desidero fare cose nuove. A volte può sembrare una follia: forse ho mantenuto dentro di me il Peter Pan che mi permette di fare cose nuove.

Sono stato messo nelle migliori condizioni assolute per lavorare. Sono pochi giorni che lavoro con Warner Bros. Discovery e dal punto di vista umano mi trovo benissimo, c’è uno scambio continuo con loro.

Fiorello è come fosse un fratello per me. Non abbiamo mai parlato di un programma da fare assieme insieme. Sicuramente lui adesso si è preso un periodo di riposo, poi vediamo cosa accadrà.

Affari Tuoi? Non posso negare che per l’ultima registrazione non c’era nessuno dei dirigenti Rai, mi è spiaciuto anche per la squadra. Se la Rai ha fatto di tutto per trattenermi? Sì. Ma il discorso affettivo è venuto meno.

Il rapporto umano viene prima di tutto: il rapporto che avevo con Fuortes, Stefano Coletta e Teresa De Santis non c’era più. Fuortes mi costrinse a fare altri due Festival quando io non avevo pensato di avere finito.

Quando ho deciso di prendere Affari tuoi, mi davano per pazzo. È una macchina perfetta. Dispiace solo leggere confronti con l’anno scorso e non leggere la Rai che mi ringrazi per aver lasciato una macchina perfetta.

Quando ho fatto l’ultima puntata di Affari Tuoi non avevo firmato ancora con Warner Bros”.

Queste parole, cariche di implicazioni e potenzialmente polemiche, meritano tuttavia una riflessione più approfondita, soprattutto alla luce delle precedenti dichiarazioni dello stesso Amadeus, il quale, solo pochi mesi prima del suo clamoroso addio, aveva assicurato pubblicamente la sua fedeltà alla Rai, affermando che non se ne sarebbe mai andato; questo apparente cambio di rotta solleva inevitabilmente domande sulla coerenza del conduttore e sulle reali motivazioni che lo hanno spinto a intraprendere questa nuova avventura professionale. È lecito chiedersi se il comportamento dei dirigenti Rai, descritto da Amadeus come carente sul piano umano, non possa essere stato in qualche modo influenzato o addirittura giustificato dalla percezione di un “tradimento” da parte del conduttore, il quale, dopo aver ricevuto fiducia e visibilità dall’azienda pubblica, ha optato per un cambio di casacca in un momento cruciale per gli equilibri televisivi nazionali.

La programmazione che attende Amadeus sul Nove si preannuncia ricca e variegata, con l’annuncio di “Suzuky Music Party”, un programma canoro che ospiterà talenti della musica italiana, partendo con nomi di spicco come Tananai e Anna, e lasciando intendere la possibilità di una collaborazione con l’amico e collega Fiorello, dettagli che suggeriscono l’ambizione di Warner Bros. Discovery di creare un polo di intrattenimento capace di competere ad armi pari con i colossi storici della televisione italiana. L’accordo quadriennale siglato tra Amadeus e Warner Bros. Discovery prevede la conduzione di un programma di Access Prime Time e due di Prime Time, oltre a una collaborazione attiva nello sviluppo di nuovi formati di intrattenimento per tutte le piattaforme del gruppo, delineando un progetto ambizioso che mira a ridefinire gli equilibri del mercato televisivo italiano.

In questo contesto di grande fermento e aspettative, emerge la figura di Alessandro Araimo, amministratore delegato di Warner Bros. Discovery per l’Italia, il quale ha sottolineato come l’arrivo di Amadeus rappresenti un tassello fondamentale nella strategia dell’azienda di posizionarsi come “un soggetto unico in grado di valorizzare pienamente i maggiori talenti creativi del paese”. Questa visione ambiziosa si concretizza non solo nell’acquisizione di volti noti come Amadeus, ma anche nell’impegno a sviluppare formati innovativi e distintivi, sfruttando appieno le potenzialità di un sistema di mezzi che spazia dalla televisione generalista alle piattaforme digitali, passando per lo sport e la produzione cinematografica.

Mentre il dibattito sulle motivazioni e le modalità dell’addio di Amadeus alla Rai continua ad animare il settore, è innegabile che il suo arrivo sul Nove rappresenti una sfida entusiasmante per il conduttore e un potenziale punto di svolta per l’intero panorama televisivo italiano; resta da vedere come questa nuova avventura si svilupperà e quale impatto avrà sugli equilibri consolidati del mercato, in un’epoca in cui la televisione tradizionale si trova a competere sempre più con le nuove forme di intrattenimento digitale, rendendo cruciale la capacità di innovare e adattarsi alle mutevoli preferenze del pubblico.