Italia – L’Italia si prepara ad affrontare un’inaspettata ondata di freddo che porterà con sé nevicate precoci, un fenomeno decisamente insolito per la metà di settembre, quando solitamente il clima dovrebbe essere ancora mite e gradevole. Questo repentino cambiamento meteorologico è attribuibile all’ingresso di correnti di origine polare che, interagendo con l’aria più calda presente sul Mediterraneo, daranno vita a un insidioso ciclone capace di scatenare precipitazioni intense, particolarmente violente nelle regioni del Nord-Est e lungo i settori tirrenici della penisola.
La combinazione tra l’arrivo di queste masse d’aria fredda e l’intensità delle precipitazioni previste creerà le condizioni ideali per la formazione di neve a quote sorprendentemente basse per il periodo, regalando un anticipo d’inverno a molte località montane. Le Alpi saranno le prime a sperimentare questo fenomeno, con nevicate che potrebbero interessare zone situate addirittura al di sotto dei 1200-1300 metri di altitudine, un evento che non mancherà di stupire residenti e turisti ancora in cerca degli ultimi scampoli d’estate.
Le regioni alpine più coinvolte da questo inaspettato manto bianco saranno la Valle d’Aosta, la Valtellina, il Trentino Alto Adige e le Dolomiti, dove i fiocchi di neve potrebbero imbiancare celebri località turistiche come Breuil Cervinia in Valle d’Aosta, il Passo del Tonale in provincia di Brescia, Livigno in provincia di Sondrio, Madonna di Campiglio in Trentino e Canazei, perla delle Dolomiti trentine. Ancora più sorprendente è la previsione che, in concomitanza con le precipitazioni più intense, la neve possa fare la sua comparsa addirittura sotto i 1000 metri di quota nelle vallate di confine, un evento davvero eccezionale considerando che ci troviamo ancora nella prima metà di settembre.
Ma non saranno solo le Alpi a vestirsi di bianco: anche la catena appenninica, in particolare i settori centro-settentrionali che attraversano l’Emilia Romagna, le Marche e l’Abruzzo, potrebbe vedere le sue cime più elevate ricoprirsi di un sottile strato di neve, sebbene a quote leggermente superiori, indicativamente al di sopra dei 1800-2000 metri di altitudine. Questo fenomeno, seppur meno eclatante rispetto a quanto previsto per le Alpi, rappresenta comunque un’anomalia climatica degna di nota, che potrebbe avere ripercussioni significative sull’ecosistema montano e sulle attività umane in quota.