Nell’autunno del 1993, il panorama televisivo italiano veniva scosso dall’arrivo di un piccolo dispositivo che prometteva di rivoluzionare il modo in cui il pubblico interagiva con i programmi: il Quizzy. Questo “telecomando magico”, come venne enfaticamente definito, fu lanciato con grande clamore mediatico e sostenuto dall’entusiasmo del celebre conduttore Mike Bongiorno, volto simbolo della televisione italiana.
Il Quizzy, venduto nelle edicole e nei negozi Standa al prezzo di 39.800 lire, equivalenti a circa 40.000 lire dell’epoca, si presentava come lo strumento che avrebbe trasformato l’esperienza televisiva da passiva ad attiva, consentendo agli spettatori di partecipare direttamente ai quiz televisivi comodamente dal proprio salotto. L’idea alla base del dispositivo era tanto semplice quanto ambiziosa: permettere ai telespettatori di rispondere in tempo reale alle domande poste durante i programmi “La Ruota della Fortuna” e “Tutti per Uno”, entrambi trasmessi su Canale 5.
Il meccanismo di funzionamento del Quizzy era apparentemente ingegnoso. Durante la trasmissione, il conduttore forniva un codice di accesso e proponeva domande a scelta multipla. Gli spettatori a casa potevano selezionare la risposta che ritenevano corretta premendo i tasti del dispositivo. In caso di risposta esatta, il Quizzy si illuminava e emetteva l’Inno alla Gioia di Beethoven, creando un momento di euforia domestica. La fase successiva prevedeva una chiamata telefonica durante la quale l’utente doveva premere un tasto e avvicinare il telecomando al microfono per trasmettere una sequenza di dati audio contenente il numero seriale del dispositivo. Questo sistema avrebbe dovuto garantire la partecipazione e la possibilità di vincere premi per i più veloci e fortunati.
Tuttavia, l’entusiasmo iniziale per questa innovazione tecnologica si scontrò presto con una realtà ben diversa dalle aspettative. Il Quizzy, nonostante le promesse di rivoluzionare l’interazione tra pubblico e televisione, mostrò rapidamente i suoi limiti. Una valanga di lamentele iniziò a sommergere i produttori e le emittenti televisive. I telespettatori denunciavano la scarsa trasparenza del meccanismo di gioco, i ritardi nell’invio dei premi promessi e una serie di difetti tecnici che minavano l’affidabilità del dispositivo.
La vita del Quizzy sul mercato italiano fu sorprendentemente breve. Dopo soli sette mesi dal suo debutto, avvenuto nell’ottobre del 1993, il “telecomando magico” scomparve silenziosamente dalla scena televisiva. La rapidità con cui il Quizzy passò dall’essere osannato come il futuro dell’intrattenimento televisivo all’oblio più totale è emblematica della volatilità delle innovazioni nel settore dei media e dell’intrattenimento.
L’esperienza del Quizzy rimane un capitolo curioso e in gran parte dimenticato della storia della televisione italiana. Rappresenta un tentativo precoce di introdurre elementi di interattività in un medium tradizionalmente unidirezionale, anticipando in qualche modo le future evoluzioni dei social media e della televisione interattiva. Tuttavia, la tecnologia dell’epoca, unita forse a una pianificazione non ottimale e a un’implementazione affrettata, non fu in grado di sostenere le ambiziose promesse fatte al pubblico.
Oggi, a distanza di oltre trent’anni, il Quizzy può essere visto come un precursore, seppur fallimentare, delle moderne forme di interazione tra spettatori e contenuti televisivi. L’idea di coinvolgere attivamente il pubblico da casa è diventata realtà attraverso applicazioni per smartphone, social media e piattaforme di streaming, realizzando in parte quella visione di televisione interattiva che il piccolo telecomando degli anni ’90 aveva solo abbozzato.