Google verso lo smembramento, governo USA valuta l’ipotesi dopo la sentenza antitrust

Il Dipartimento di Giustizia americano sta considerando la possibilità di uno smembramento di Google per porre fine al suo monopolio nelle ricerche online, dopo che un giudice ha stabilito che l’azienda ha violato la legge antitrust.
Credit © Greg Bulla

Stati Uniti – Il colosso tecnologico Google potrebbe andare incontro a uno “spezzatino” forzato, in quello che si prospetta come il più audace tentativo finora condotto dal governo statunitense per arginare il potere di una delle aziende tech più influenti al mondo. Questa clamorosa ipotesi emerge da un documento depositato in tribunale dal Dipartimento di Giustizia americano, come riportato dal Financial Times.

La possibilità di uno smembramento di Google viene delineata come potenziale rimedio in seguito alla storica sentenza emessa lo scorso agosto dal giudice Amit Mehta, che ha stabilito la violazione da parte dell’azienda della normativa antitrust statunitense, etichettandola esplicitamente come “monopolista” nel settore delle ricerche online.

Nel documento presentato martedì, i procuratori federali hanno individuato quattro aree chiave su cui intervenire: la distribuzione dei servizi di ricerca e la condivisione dei ricavi, la generazione e visualizzazione dei risultati di ricerca, la scala e monetizzazione della pubblicità, nonché la raccolta e l’utilizzo dei dati. Tra le misure correttive al vaglio, oltre a potenziali scorpori di asset, figurano il divieto dei contratti di esclusiva al centro del caso – in particolare l’accordo da 20 miliardi di dollari annui con Apple per essere il motore di ricerca predefinito su Safari – e l’imposizione di criteri di “non discriminazione” su prodotti come il sistema operativo Android e l’app store Play.

Il Dipartimento di Giustizia sta valutando sia “rimedi comportamentali che strutturali” per impedire a Google di sfruttare prodotti come il browser Chrome, l’app store Play e Android per garantire un vantaggio competitivo al proprio motore di ricerca rispetto ai concorrenti o a potenziali new entry nel mercato. L’ipotesi più drastica contemplata è proprio quella di uno smembramento forzato dell’azienda.

Questa mossa si inserisce in un più ampio contesto di crescente scrutinio antitrust nei confronti dei giganti tecnologici da parte delle autorità statunitensi. Dopo anni di sostanziale laissez-faire, il governo sembra ora intenzionato ad adottare un approccio più incisivo per contrastare le posizioni dominanti nel settore digitale.

La reazione di Google non si è fatta attendere. In un post sul blog aziendale, la società ha definito “radicali” le proposte avanzate dal Dipartimento di Giustizia, esprimendo preoccupazione per il fatto che le richieste “vadano ben oltre le specifiche questioni legali di questo caso”. L’azienda si prepara a una strenua battaglia legale, con la prospettiva di ricorsi che potrebbero prolungare il contenzioso per anni, potenzialmente fino alla Corte Suprema.

Il caso Google rappresenta un banco di prova cruciale per la capacità delle autorità antitrust di regolamentare efficacemente il settore tecnologico nell’era digitale. L’esito di questa vicenda potrebbe avere profonde ripercussioni non solo sul futuro dell’azienda di Mountain View, ma sull’intero ecosistema tech e sulle modalità di intervento dei regolatori nei confronti dei colossi digitali.

Mentre il dibattito sulla necessità di “spezzare” i giganti della tecnologia si intensifica, il caso Google potrebbe segnare un punto di svolta epocale, ridisegnando gli equilibri di potere nel mondo digitale e stabilendo nuovi parametri per la concorrenza nel settore. La prossima udienza, prevista per aprile, si preannuncia come un momento chiave in questa complessa partita tra innovazione tecnologica e tutela della concorrenza.