Il mistero dello stegosauro di Ta Prohm, quando l’arte antica sfida la storia e la scienza

Un’enigmatica incisione nel tempio cambogiano di Ta Prohm, risalente al XII secolo, ha scatenato dibattiti tra studiosi e appassionati. La figura, che ricorda uno stegosauro, solleva interrogativi sulla sua reale natura e significato.

Nel cuore della giungla cambogiana, avvolto dalle radici tentacolari di antichi alberi di baniano, il tempio di Ta Prohm custodisce un enigma che ha catturato l’immaginazione di studiosi e visitatori per decenni. Tra i suoi intricati bassorilievi e le sue maestose rovine, un’incisione delle dimensioni di un palmo ha scatenato un acceso dibattito nel mondo dell’archeologia e della paleontologia.

L’immagine in questione, scolpita su una parete del tempio costruito alla fine del XII secolo dal re Jayavarman VII, presenta una figura che, a prima vista, sembra ricordare sorprendentemente uno stegosauro, il dinosauro erbivoro vissuto nel periodo Giurassico, circa 150 milioni di anni fa. Questa apparente incongruenza temporale ha alimentato teorie e speculazioni di ogni genere, dalle più fantasiose alle più scientificamente ponderate.

Il tempio di Ta Prohm, parte del vasto complesso archeologico di Angkor, è celebre per la sua atmosfera suggestiva, dove la natura selvaggia si fonde con l’architettura antica in un abbraccio secolare. Costruito come monastero buddista Mahayana, il sito è rimasto per lungo tempo abbandonato alla giungla, prima di essere riscoperto e parzialmente restaurato nel XX secolo. La decisione dell’École française d’Extrême-Orient di lasciare il tempio in uno stato di “apparente abbandono” ha contribuito a preservare quell’aura di mistero che lo avvolge.

L’incisione dello “stegosauro” si trova in un angolo relativamente nascosto del tempio, circondata da altre figure più convenzionali tipiche dell’arte khmer. La creatura raffigurata presenta una serie di protuberanze sul dorso che ricordano le placche caratteristiche dello stegosauro, insieme a un corpo massiccio e a quella che sembra essere una testa di piccole dimensioni. Tuttavia, un’analisi più attenta rivela alcune discrepanze significative rispetto all’anatomia conosciuta di questo dinosauro.

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Gli scettici sottolineano che l’immagine manca delle caratteristiche spine caudali dello stegosauro, un elemento distintivo difficile da trascurare per un artista che avesse effettivamente osservato l’animale. Inoltre, la presenza di quello che sembra essere un paio di orecchie o corna sulla testa della creatura non trova riscontro nei fossili conosciuti di stegosauro. Questi dettagli hanno portato molti esperti a proporre interpretazioni alternative, suggerendo che l’incisione possa rappresentare un animale più familiare alla fauna del Sud-Est asiatico, come un rinoceronte o un cinghiale stilizzato.

La teoria che vede nell’incisione la rappresentazione di uno stegosauro ha trovato terreno fertile tra i sostenitori di visioni alternative della storia, in particolare tra i creazionisti della Terra giovane, che vedono in questa immagine una prova della coesistenza tra uomini e dinosauri. Tuttavia, la comunità scientifica mainstream respinge fermamente questa interpretazione, sottolineando la mancanza di prove fossili che supportino una tale coesistenza e ricordando che i dinosauri si estinsero circa 65 milioni di anni prima dell’apparizione degli esseri umani moderni.

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Gli archeologi e gli storici dell’arte propendono per spiegazioni più prosaiche. Alcuni suggeriscono che l’immagine possa essere il risultato di una reinterpretazione artistica di animali noti, forse influenzata da racconti di creature mitologiche o da una comprensione imperfetta di fossili ritrovati. Altri ancora ipotizzano che le presunte placche dorsali possano essere in realtà elementi decorativi tipici dell’arte khmer, interpretati erroneamente da occhi moderni abituati all’iconografia dei dinosauri.

Indipendentemente dalla sua vera natura, l’incisione di Ta Prohm rimane un affascinante esempio di come l’arte antica possa sfidare le nostre interpretazioni moderne e stimolare la nostra immaginazione. Questo enigma scolpito nella pietra continua a attirare visitatori da tutto il mondo, alimentando discussioni che spaziano dall’archeologia alla paleontologia, dalla storia dell’arte all’antropologia culturale.

Mentre gli studiosi continuano a dibattere sul significato e sull’origine di questa misteriosa figura, Ta Prohm resta un testimone silenzioso del passato, un luogo dove la storia si intreccia con il mito, e dove ogni pietra sembra custodire segreti ancora da svelare. In un’epoca in cui la tecnologia ci permette di scrutare sempre più a fondo nei misteri del passato, questo piccolo bassorilievo ci ricorda che alcune domande rimangono aperte, sfidando la nostra comprensione e invitandoci a guardare il mondo antico con occhi nuovi e mente aperta.