Italia – Già lo scorso anno Fabrizio Corona aveva portato all’attenzione del pubblico la delicata questione dell’omosessualità nel mondo del calcio, sollevando gravi accuse nei confronti di diverse squadre italiane, che sarebbero coinvolte in un sistema che impedirebbe ai calciatori di vivere apertamente la propria sessualità.
L’inchiesta di Corona, che ha preso il via già nel 2023, ha recentemente subito una significativa accelerazione. L’imprenditore ha fatto outing a diversi calciatori di alto profilo, sostenendo che il suo obiettivo sia quello di smascherare l’omofobia radicata nel calcio italiano. Secondo le sue affermazioni, esisterebbe una cultura discriminatoria che impone una vera e propria dittatura sull’immagine pubblica dei calciatori, impedendo loro di esprimere liberamente la propria identità sessuale.
Le accuse di Corona non si limitano a generiche denunce di un ambiente ostile. L’ex paparazzo ha riferito di aver raccolto testimonianze da ex compagni di squadra e calciatori di Serie A, i quali, chiedendo l’anonimato per timore di ripercussioni, avrebbero confermato l’esistenza di pressioni da parte dei club. In particolare, Corona ha menzionato il caso di un attaccante che sarebbe pronto a fare coming out, ma verrebbe ostacolato dalla propria squadra, la quale minaccerebbe di relegarlo in panchina in caso di dichiarazioni pubbliche sulla sua sessualità.
“Ho due retroscena shock. Premesso che nel 2024, in un mondo che si definisce sempre più aperto e inclusivo, è vergognoso che il calcio italiano sembri rimanere incatenato a vecchi e malati schemi di silenzio e discriminazione. Questa inchiesta nasce con l’obiettivo di fare luce su un tema delicato e controverso: il rapporto tra i calciatori gay e i club.
Da fonti verificate emergono segnalazioni che vedono protagonista un attaccante. Secondo quanto verificato, il calciatore avrebbe intrattenuto relazioni con altri uomini, fatto che, di per sé, non dovrebbe suscitare alcun clamore in una società moderna. Tuttavia in passato il calciatore è arrivato addirittura alle mani con un compagno di squadra per contendersi un giovane uomo.
Ma non è solo il pettegolezzo a far discutere. La vera ombra su questa vicenda viene dalle testimonianze che mi hanno fornito ex compagni di squadra dell’attaccante e di altri calciatori di Serie A, che mi hanno esplicitamente chiesto l’anonimato per evitare ripercussioni. Secondo quanto raccontatomi, l’attaccante non avrebbe problemi a fare coming out, ma sarebbe impedito dalla sua squadra che non tollererebbe una dichiarazione pubblica da parte di uno dei suoi giocatori e, in caso contrario, lo “punirebbe” relegandolo in panchina.
Questo schema di silenzi e pressioni non riguarderebbe solo questa squadra. Simili dinamiche mi sono state raccontate anche da altri calciatori militanti in altre squadre. Il quadro che emerge è inquietante: una cultura discriminatoria che vieta l’espressione di sé e impone una vera e propria dittatura sull’immagine pubblica dei calciatori.“