5G, cos’è? Fa davvero male alla salute? Ecco tutto quel che sappiamo

Il 5G rappresenta la quinta generazione della tecnologia cellulare, promettendo maggiore velocità e minore latenza. Ma può davvero provocare danni alla salute? Scopriamolo insieme.

Il 5G, o quinta generazione della tecnologia cellulare, è stato progettato per offrire una connettività mobile più veloce, con una latenza significativamente ridotta rispetto alle generazioni precedenti. Dal suo inizio nel 2019, il 5G ha promesso di rivoluzionare il modo in cui viviamo, lavoriamo e interagiamo, grazie alla sua capacità di supportare un numero maggiore di dispositivi connessi e di abilitare nuove applicazioni come l’Internet delle cose (IoT), la realtà aumentata e la guida autonoma.

Nonostante i benefici tecnologici, il 5G ha suscitato una serie di teorie complottiste e preoccupazioni per la salute. Alcune delle teorie più estreme includono l’idea che il 5G possa essere utilizzato per il controllo mentale o che sia collegato alla diffusione del COVID-19. Queste affermazioni sono state ampiamente smentite da esperti e studi scientifici. Ad esempio, non esiste alcuna prova che collega il 5G alla pandemia di COVID-19, e le onde utilizzate dal 5G non hanno effetti osservabili sulla salute umana che possano giustificare preoccupazioni per il controllo del pensiero.

Quando si tratta dell’impatto del 5G sulla salute, la ricerca è in corso. Alcuni studi hanno sollevato preoccupazioni riguardo l’esposizione ai campi elettromagnetici (EMF) generati dalle reti 5G, suggerendo la necessità di ulteriori indagini. Tuttavia, le attuali linee guida internazionali per l’esposizione ai campi elettromagnetici, come quelle stabilite dalla International Commission on Non-Ionizing Radiation Protection (ICNIRP), sono considerate adeguate per proteggere la salute pubblica. Inoltre, un rapporto del Health Council of the Netherlands ha concluso che non ci sono motivi sufficienti per interrompere l’uso delle frequenze più basse per il 5G, pur raccomandando di non utilizzare la banda dei 26 GHz fino a quando i rischi per la salute non saranno stati adeguatamente studiati.

In Italia, recenti sviluppi normativi hanno visto un adeguamento dei limiti di esposizione ai campi elettromagnetici per facilitare lo sviluppo delle reti 5G. Un emendamento al Ddl Concorrenza ha portato all’innalzamento dei limiti di esposizione da 6 volt per metro (V/m) a 15 V/m, in linea con le direttive europee. Questa decisione mira a superare i ritardi accumulati e a promuovere lo sviluppo delle infrastrutture 5G nel paese, migliorando la connettività mobile e la competitività delle imprese italiane.

Mentre il 5G continua a essere oggetto di dibattito pubblico e di indagini scientifiche, le evidenze attuali non supportano le teorie più scettiche né indicano rischi significativi per la salute associati alla sua implementazione. Le regolamentazioni in atto, compreso l’aggiornamento dei limiti di esposizione ai campi elettromagnetici in Italia, riflettono un approccio precauzionale che cerca di bilanciare lo sviluppo tecnologico con la protezione della salute pubblica.

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