Giacomo Matteotti, chi era e il suo celebre discorso alla Camera dei Deputati del 30 maggio 1924

Giacomo Matteotti e il suo discorso del 30 maggio 1924 alla Camera dei Deputati è un simbolo di resistenza contro l’oppressione.

Roma, Italia – Giacomo Matteotti nacque il 22 maggio 1885 a Fratta Polesine, in provincia di Rovigo, da una famiglia di agiati proprietari terrieri. La sua sensibilità politica fu influenzata dalle condizioni di povertà della sua regione, il Polesine, e dalla tradizione socialista della sua famiglia. Dopo aver conseguito la laurea in giurisprudenza all’Università di Bologna nel 1907, si dedicò alla politica, iscrivendosi al Partito Socialista Italiano (PSI) e diventando un attivo sostenitore dei diritti dei lavoratori agricoli.

Matteotti fu eletto deputato per la prima volta nel 1919 e successivamente nel 1921 e nel 1924. Nel 1922, dopo una scissione dal PSI, divenne segretario del Partito Socialista Unitario (PSU). La sua opposizione al fascismo fu intransigente e coraggiosa, tanto da renderlo un bersaglio per i fascisti.

Il 30 maggio 1924, Matteotti pronunciò un discorso alla Camera dei Deputati che sarebbe passato alla storia. In quell’occasione, denunciò apertamente le violenze, le illegalità e i brogli elettorali commessi dai fascisti durante le elezioni del 6 aprile 1924. Il suo intervento fu interrotto più volte dalle proteste dei deputati fascisti, ma Matteotti continuò con determinazione, affermando:

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“Contestiamo in questo luogo e in tronco la validità delle elezioni della maggioranza. L’elezione secondo noi è essenzialmente non valida, e aggiungiamo che non è valida in tutte le circoscrizioni. Per vostra stessa conferma, dunque, nessun elettore italiano si è trovato libero di decidere con la sua volontà… Vi è una milizia armata, composta di cittadini di un solo Partito, la quale ha il compito dichiarato di sostenere un determinato Governo con la forza, anche se ad esso il consenso mancasse”. Matteotti concluse il suo discorso con una frase che si rivelò tragicamente profetica: “Io, il mio discorso l’ho fatto. Ora voi preparate il discorso funebre per me”.

L’atto di coraggio di Matteotti non rimase impunito. Il 10 giugno 1924, fu rapito e assassinato da una squadra fascista composta da Amerigo Dumini, Albino Volpi, Giuseppe Viola, Augusto Malacria e Amleto Poveromo. Il suo corpo fu ritrovato solo il 16 agosto 1924 nella macchia della Quartarella a Riano, vicino Roma.

L’omicidio di Matteotti scatenò una crisi politica senza precedenti in Italia. L’opposizione parlamentare si ritirò nel cosiddetto Aventino, ma il regime fascista riuscì a consolidare il proprio potere. Mussolini, nel discorso del 3 gennaio 1925, si assunse la responsabilità morale e politica dell’omicidio, segnando l’inizio della dittatura fascista.

Giacomo Matteotti rimane una figura simbolo della lotta contro il fascismo e della difesa della democrazia. Il suo coraggio e il suo sacrificio sono ricordati ancora oggi come un esempio di integrità e dedizione alla causa della libertà.