Nel panorama geopolitico attuale, la storia di Niklas Hoffgaard, rapper danese conosciuto con lo pseudonimo di Stanley Most, emerge come un emblematico caso di illusione e disillusione. Hoffgaard, insoddisfatto del clima politico europeo e attratto dai cosiddetti “valori tradizionali” promossi dal regime di Vladimir Putin, ha deciso di trasferirsi in Russia, trovandosi però coinvolto in una situazione ben diversa da quella che aveva immaginato.
Hoffgaard, 33 anni, aveva ottenuto un permesso di soggiorno in Russia nel 2023, dopo aver abbandonato la sua carriera musicale in Danimarca nel 2018. Le sue motivazioni per il trasferimento erano radicate in una profonda insoddisfazione verso quello che percepiva come il declino dei valori tradizionali in Europa e in un’ammirazione per la retorica conservatrice di Putin. Tuttavia, quando si è trovato in difficoltà nel rinnovare il suo permesso di soggiorno, ha compiuto una scelta che avrebbe cambiato drasticamente il corso della sua vita: firmare un contratto con il Ministero della Difesa russo.
Le aspettative di Hoffgaard erano di servire come guardia di frontiera in Siberia, un ruolo che probabilmente immaginava più in linea con la sua visione romanticizzata della Russia. Invece, si è ritrovato catapultato nella cruda realtà della guerra in Ucraina orientale, assegnato a un’unità responsabile del lancio di attacchi con droni. Questa esperienza ha rapidamente dissipato le sue illusioni, mettendolo di fronte alla brutalità del conflitto e all’ostilità dei suoi commilitoni, che lo consideravano una spia e lo costringevano a bere vodka.
Fortunatamente per Hoffgaard, la sua odissea ha trovato una via d’uscita attraverso i canali legali. Il suo avvocato, Roman Petrov, è riuscito a convincere il tribunale che il rapper non aveva compreso i termini del contratto firmato a causa della sua mancanza di conoscenza della lingua russa. Questa argomentazione ha portato all’annullamento del contratto, anche se Hoffgaard potrebbe dover affrontare un ulteriore processo presso un tribunale militare a Novosibirsk prima di poter tornare definitivamente a casa.
Il caso di Hoffgaard si inserisce in un contesto più ampio di propaganda russa volta ad attrarre cittadini stranieri che condividono una visione conservatrice del mondo. Recentemente, Vladimir Putin ha firmato un decreto che mira a semplificare il processo di trasferimento in Russia per gli stranieri che sostengono i “valori spirituali e morali tradizionali russi” e si oppongono all’ideologia neoliberale dei loro paesi d’origine.
Questo decreto, che entrerà in vigore il prossimo mese, prevede l’esenzione dai test di lingua russa, storia e legislazione per coloro che richiedono la residenza temporanea su queste basi. Il governo russo sta inoltre compilando una lista di paesi considerati promotori di “atteggiamenti ideologici neoliberali distruttivi”, posizionando la Russia come un baluardo contro quello che viene percepito come un declino morale dell’Occidente.
La vicenda di Niklas Hoffgaard mette in luce le contraddizioni e i pericoli insiti nella propaganda russa. Da un lato, il Cremlino cerca di presentare la Russia come un rifugio per i conservatori delusi dall’Occidente. Dall’altro, la realtà sul campo – come dimostrato dall’esperienza di Hoffgaard – può essere drasticamente diversa e pericolosa.