La Repubblica, 100mila copie al macero per un articolo sgradito agli Elkann: ecco cos’è accaduto

Un articolo sui rapporti industriali tra Italia e Francia, ritenuto scomodo per la famiglia Elkann, ha scatenato una crisi senza precedenti a Repubblica. La censura dell’articolo, con la distruzione di 100mila copie già stampate, ha portato alla sfiducia del direttore Molinari da parte della redazione.
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Italia – Un terremoto senza precedenti ha scosso le fondamenta di uno dei più importanti quotidiani italiani, La Repubblica, mettendo in luce le crescenti tensioni tra la redazione e la proprietà del gruppo editoriale Gedi, controllato dalla famiglia Elkann. Al centro della bufera si trova un articolo, firmato dal giornalista Giovanni Pons, che avrebbe dovuto aprire l’inserto economico Affari&Finanza dell’8 aprile 2024, focalizzandosi sui complessi e spesso controversi rapporti industriali tra Italia e Francia, con particolare attenzione al ruolo del governo italiano nei confronti di Stellantis, il colosso automobilistico nato dalla fusione tra FCA e PSA.

La vicenda ha assunto contorni drammatici quando, nel cuore della notte, con le rotative già in azione e 100mila copie dell’inserto già stampate, è giunto l’ordine di bloccare tutto e mandare al macero l’intera tiratura. Il motivo di questa decisione senza precedenti sarebbe da ricercarsi nel contenuto dell’articolo di Pons, evidentemente ritenuto sgradito ai vertici del gruppo editoriale o, come molti sospettano, alla stessa famiglia Elkann, che detiene interessi significativi in Stellantis.

La censura non si è limitata alla distruzione delle copie già stampate, ma ha comportato una vera e propria riscrittura dell’articolo incriminato. Il pezzo originale di Pons è stato sostituito con un nuovo testo a firma del vicedirettore Walter Galbiati, modificando sostanzialmente titolo, sottotitolo e parti del contenuto. In particolare, il riferimento a un “rapporto sbilanciato” tra Italia e Francia in ambito industriale è stato eliminato, sostituito da una formulazione più neutra che evita di mettere in discussione gli equilibri di potere tra i due paesi nel settore automotive.

La reazione della redazione di Repubblica non si è fatta attendere. In un clima di crescente tensione, già esacerbato da precedenti episodi di censura – come nel caso dell’intervista bloccata al cantante Ghali durante il Festival di Sanremo – i giornalisti hanno convocato un’assemblea straordinaria. Il risultato è stato una mozione di sfiducia nei confronti del direttore Maurizio Molinari, approvata con una maggioranza schiacciante: 164 voti favorevoli, 55 contrari e 35 astenuti.

Questo voto, seppur non vincolante dal punto di vista contrattuale, rappresenta un segnale fortissimo di dissenso e disagio all’interno della redazione. I giornalisti hanno denunciato non solo l’episodio specifico della censura dell’articolo di Pons, ma più in generale una serie di “errori clamorosi” attribuiti alla direzione, che avrebbero compromesso la credibilità e l’indipendenza della testata.

La vicenda solleva interrogativi profondi sul futuro del giornalismo italiano e sul delicato equilibrio tra gli interessi economici degli editori e il dovere di informazione dei giornalisti. Il caso di Repubblica non è isolato, ma si inserisce in un contesto più ampio di trasformazioni e tensioni nel mondo dell’editoria, dove le pressioni economiche rischiano sempre più spesso di prevalere sull’integrità giornalistica.