Corte Ue, maxi-multa da oltre 2 miliardi a Google. L’Irlanda deve riprendere 13 miliardi di aiuti ad Apple

La Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha emesso due sentenze storiche contro i giganti tecnologici Google e Apple.

Bruxelles, Belgio – In una giornata che passerà alla storia come un punto di svolta nei rapporti tra l’Unione Europea e i colossi tecnologici d’oltreoceano, la Corte di Giustizia dell’UE ha emesso due sentenze di portata epocale che colpiscono duramente Google e Apple, due dei pilastri dell’industria tecnologica mondiale. La prima decisione riguarda il gigante di Mountain View, Google, al quale è stata confermata una sanzione astronomica di 2,4 miliardi di euro per abuso di posizione dominante nel mercato dei motori di ricerca, una cifra che fa impallidire molte economie nazionali e che rappresenta un chiaro monito contro le pratiche anticoncorrenziali nel settore digitale. La Corte ha respinto il ricorso presentato da Google e dalla sua casa madre Alphabet, ribadendo che il colosso tecnologico ha effettivamente sfruttato la sua posizione di predominio nel mercato per favorire il proprio servizio di comparazione prezzi a discapito dei concorrenti, una pratica che ha distorto la concorrenza e danneggiato i consumatori europei.

Parallelamente, la Corte ha inflitto un colpo altrettanto duro ad Apple, confermando la decisione della Commissione Europea del 2016 che aveva ordinato all’Irlanda di recuperare ben 13 miliardi di euro di aiuti di Stato illegali concessi al colosso di Cupertino. Questa sentenza, che giunge al termine di una battaglia legale durata quasi un decennio, stabilisce che l’Irlanda ha effettivamente concesso ad Apple vantaggi fiscali ingiustificati dal 1991 al 2014, permettendo all’azienda di pagare aliquote fiscali irrisorie, in alcuni casi addirittura inferiori all’1%, su profitti miliardari generati in Europa. La Corte ha annullato una precedente sentenza del Tribunale dell’UE che aveva dato ragione ad Apple, ribadendo che tali accordi fiscali costituiscono un aiuto di Stato illegale e incompatibile con il mercato interno europeo.

Queste due sentenze rappresentano una vittoria significativa per la Commissione Europea e in particolare per la commissaria alla Concorrenza Margrethe Vestager, che ha condotto una crociata contro le pratiche fiscali e commerciali aggressive delle grandi aziende tecnologiche. La Vestager ha definito la decisione su Apple “una grande vittoria per i cittadini europei e per la giustizia fiscale”, sottolineando come questo verdetto dimostri che anche le più potenti società tecnologiche possono essere ritenute responsabili e che nessuno è al di sopra della legge. Le implicazioni di queste sentenze sono enormi e potrebbero portare a un ripensamento delle strategie fiscali e commerciali delle grandi aziende tecnologiche in Europa, nonché a un rafforzamento del potere regolatorio dell’UE nel settore digitale.

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Le reazioni dei diretti interessati non si sono fatte attendere: Apple si è detta “delusa” dalla decisione, ribadendo di aver sempre pagato tutte le tasse dovute ovunque operi e negando l’esistenza di accordi speciali con l’Irlanda. D’altro canto, il governo irlandese, pur esprimendo disappunto per la sentenza, ha dichiarato che rispetterà il verdetto della Corte. Questa decisione potrebbe avere ripercussioni significative sull’attrattività dell’Irlanda come sede europea per le multinazionali, dato che il paese ha basato gran parte della sua strategia di sviluppo economico su un regime fiscale particolarmente vantaggioso per le grandi aziende.