Lo smartphone ascolta le nostre conversazioni per proporci pubblicità, ora è certo

Le conversazioni fatte anche mentre non usate il vostro smartphone vengono ascoltate per proporvi pubblicità mirata. Un serio problema per la nostra privacy.
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Nell’era digitale in cui viviamo, la tecnologia ci circonda e ci accompagna in ogni momento della giornata. Gli smartphone, in particolare, sono diventati una vera e propria estensione di noi stessi, custodi dei nostri segreti, delle nostre abitudini e delle nostre preferenze. Ma cosa succederebbe se questi dispositivi, apparentemente innocui, si trasformassero in spie silenziose al servizio del marketing? È questa l’inquietante ipotesi che sta prendendo sempre più piede: i nostri telefoni ci ascoltano per proporci pubblicità mirate.

Recentemente, una società con sede negli Stati Uniti ha fatto scalpore confermando lo sviluppo di un sistema chiamato “Active Listening” un sistema, come suggerisce il nome, è in grado di registrare le conversazioni degli utenti, raccogliere i dati, elaborarli in cloud e permettere ai clienti dell’azienda di esporre messaggi pubblicitari estremamente mirati ed efficaci. La notizia, inizialmente pubblicata sul sito ufficiale dell’azienda e poi frettolosamente rimossa, ha gettato nuova luce su una pratica che molti sospettavano da tempo.

Gli smartphone e altri dispositivi intelligenti, come gli speaker basati su assistenti digitali, utilizzano i microfoni integrati per captare le conversazioni degli utenti e questi dati vocali vengono poi elaborati e trasformati in preziose informazioni per gli inserzionisti. Immaginate di parlare con il vostro partner della scadenza del leasing dell’auto o del desiderio di fare un viaggio esotico. In breve tempo, potreste trovarvi bombardati da pubblicità di concessionarie o agenzie di viaggio su ogni piattaforma digitale che utilizzate.

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Molti utenti hanno riportato esperienze che sembrano confermare questa teoria. Capita spesso di discutere di un prodotto o di un servizio e, come per magia, vedersi proporre pubblicità relative proprio a quell’argomento nei giorni successivi. Questi episodi, troppo frequenti per essere considerati semplici coincidenze, alimentano il sospetto che i nostri dispositivi siano costantemente in ascolto.

La questione solleva ovviamente importanti interrogativi sulla privacy degli utenti. Se da un lato le aziende tecnologiche negano categoricamente di utilizzare i microfoni dei dispositivi per scopi pubblicitari senza il consenso degli utenti, dall’altro le evidenze sembrano suggerire il contrario. Il Garante per la privacy ha avviato un’indagine per fare luce su questa pratica, in seguito a segnalazioni di utenti e a un servizio televisivo che ha sollevato il problema.

I sostenitori di questa pratica argomentano che l’ascolto attivo permette di offrire agli utenti pubblicità più rilevanti e personalizzate, migliorando l’esperienza di navigazione e shopping online. Tuttavia, i critici sottolineano come questa forma di sorveglianza rappresenti una grave violazione della privacy, trasformando ogni conversazione privata in potenziale dato di marketing.

Come proteggersi dall’ascolto indesiderato

Per chi fosse preoccupato di essere ascoltato dal proprio smartphone, esistono alcune precauzioni da adottare. Su dispositivi Android, è possibile disattivare l’Assistente Google e rimuovere il permesso di utilizzo del microfono alle app. Su iPhone, si possono adottare misure simili per limitare l’accesso al microfono da parte di Siri e delle singole applicazioni.