Camera, approvato il nuovo reato di occupazione abusiva delle case: carcere fino a 7 anni

La Camera dei Deputati ha approvato una nuova legge che introduce il reato specifico di occupazione abusiva di immobili, prevedendo pene detentive da 2 a 7 anni.

Roma, Italia – In una mossa che promette di ridisegnare il panorama giuridico italiano in materia di proprietà immobiliare, la Camera dei Deputati ha dato il via libera a una nuova legge che introduce il reato specifico di occupazione abusiva delle case. La normativa, approvata l’11 settembre 2024, prevede pene detentive che vanno da un minimo di due a un massimo di sette anni per chi si rende colpevole di tale illecito.

La decisione del legislatore si inserisce in un contesto di crescente preoccupazione per il fenomeno delle occupazioni abusive, che negli ultimi anni ha assunto dimensioni sempre più rilevanti in diverse aree del paese. Il nuovo articolo 634 bis del codice penale, intitolato “Occupazione arbitraria di immobile destinato a domicilio altrui”, mira a colpire non solo chi occupa o detiene senza titolo un immobile destinato a domicilio, ma anche chi impedisce il rientro del proprietario o del legittimo detentore nella propria abitazione.

La severità della pena prevista riflette la volontà del governo di inviare un messaggio forte a tutela del diritto di proprietà e della sicurezza abitativa. Tuttavia, l’introduzione di questa nuova fattispecie di reato non è stata esente da critiche e controversie. Le opposizioni hanno definito la norma “superflua”, sostenendo che si tratti di una mossa più propagandistica che sostanziale, finalizzata a ottenere visibilità mediatica piuttosto che a risolvere concretamente il problema.

Il dibattito parlamentare ha evidenziato una spaccatura tra chi vede nella nuova legge uno strumento necessario per proteggere i diritti dei proprietari e chi, invece, teme che possa tradursi in un inasprimento eccessivo delle pene senza affrontare le radici socio-economiche del fenomeno delle occupazioni abusive.

È importante notare che la nuova normativa si aggiunge a un quadro legislativo già esistente. L’articolo 633 del codice penale, infatti, puniva già l’invasione arbitraria di terreni o edifici altrui, con pene che andavano da uno a tre anni di reclusione. La nuova legge, quindi, sembra voler rispondere a una percepita inadeguatezza delle norme precedenti nel contrastare efficacemente il fenomeno.

Un aspetto significativo della nuova legge è la procedibilità d’ufficio nel caso in cui il fatto sia commesso su immobili pubblici o a destinazione pubblica. Questa disposizione mira a garantire una tutela più incisiva del patrimonio pubblico e a scoraggiare le occupazioni di edifici statali o comunali, spesso al centro di polemiche e tensioni sociali.

La questione delle occupazioni abusive tocca nervi scoperti della società italiana, intersecandosi con problematiche quali l’emergenza abitativa, la povertà e l’integrazione sociale. In questo senso, alcuni critici sostengono che un approccio puramente punitivo potrebbe non essere sufficiente a risolvere il problema alla radice, e invocano politiche abitative più inclusive e strategie di welfare più efficaci.

D’altro canto, i sostenitori della nuova legge argomentano che essa fornisce uno strumento più adeguato per tutelare i diritti dei proprietari, spesso vittime di situazioni paradossali che li vedono privati del godimento dei propri beni e costretti a sostenere costi legali e fiscali per immobili di cui non possono disporre.

In conclusione, l’approvazione di questa nuova norma segna un punto di svolta nella lotta alle occupazioni abusive in Italia. Resta da vedere se l’inasprimento delle pene si tradurrà in una effettiva riduzione del fenomeno o se, come sostengono i critici, sarà necessario un approccio più articolato che affronti anche le cause sociali ed economiche alla base del problema. Ciò che è certo è che il dibattito su questo tema è destinato a proseguire, coinvolgendo non solo il mondo politico e giuridico, ma l’intera società civile.