Parigi, Francia – La scalinata di Trinità dei Monti, icona indiscussa di Roma e attrazione turistica di fama mondiale, è diventata improvvisamente oggetto di una delicata controversia diplomatica tra Italia e Francia, in seguito a un rapporto della Corte dei Conti di Parigi che ne attribuisce la proprietà allo Stato francese. Questo documento, redatto dopo un’ispezione dei magistrati parigini a Roma per verificare la gestione del patrimonio francese nella Città Eterna, ha sollevato un vespaio di polemiche e reazioni, riportando alla luce una disputa storica che affonda le sue radici nel XVIII secolo.
La questione della proprietà della scalinata di Trinità dei Monti è intricata e risale all’inizio del ‘700, quando fu costruita con fondi francesi e successivamente mantenuta per decenni dai Pii Stabilimenti, custodi dei beni d’Oltralpe a Roma. Questa istituzione, posta sotto il diretto controllo dell’ambasciata di Francia presso la Santa Sede, gestisce non solo la scalinata, ma anche altre quattro chiese francofone e tredici immobili nel centro storico di Roma, un patrimonio dal valore inestimabile che include gioielli architettonici come Villa Medici.
La rivendicazione francese, emersa dal rapporto della Corte dei Conti, si basa su accordi internazionali bilaterali tra la Francia e la Santa Sede, che a loro volta derivano da una decisione presa da papa Pio VI nel 1790, il quale incaricò il cardinale de Bernis, allora ambasciatore francese presso la Santa Sede, di raggruppare tutti gli edifici religiosi a Roma e porli sotto la sua tutela. Questa complessa stratificazione storica e giuridica ha creato una zona grigia riguardo alla effettiva proprietà della scalinata, alimentando la controversia attuale.
La notizia della rivendicazione francese, pubblicata sul prestigioso quotidiano “Le Monde”, ha scatenato immediate reazioni politiche in Italia, con esponenti di spicco che hanno espresso indignazione e chiamato a una ferma risposta diplomatica. Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera dei deputati di Fratelli d’Italia, ha reagito con sarcasmo, proponendo provocatoriamente di inviare esperti al Louvre per fare una ricognizione aggiornata dei beni sottratti all’Italia nel corso della storia, soprattutto quella del XIX secolo.
La situazione è ulteriormente complicata dal fatto che la gestione del patrimonio francese a Roma è stata criticata nel rapporto della Corte dei Conti per sciatteria e disinteresse, con decisioni definite “opache” e soggette a “derive”. Questo aspetto solleva interrogativi non solo sulla proprietà, ma anche sulla corretta amministrazione e conservazione di beni culturali di inestimabile valore storico e artistico.
Di fronte a questa escalation diplomatica, si fa sempre più pressante la necessità di un vertice tra Italia e Francia per fare chiarezza sulla questione. La posta in gioco è alta, trattandosi di uno dei simboli più riconoscibili di Roma nel mondo, e la disputa rischia di incrinare i rapporti tra due nazioni storicamente legate da profondi legami culturali e politici.
In attesa di sviluppi ufficiali, la controversia sulla scalinata di Trinità dei Monti rimane aperta, simbolo di come la storia, l’arte e la diplomazia possano intrecciarsi in modi complessi e talvolta sorprendenti, richiedendo saggezza, dialogo e rispetto reciproco per giungere a una soluzione che salvaguardi il patrimonio culturale e le relazioni internazionali.