Esercitazione Campi Flegrei, solo 1600 partecipanti su una popolazione di 1,3 milioni: è lo 0,12%

L’esercitazione nazionale per il rischio vulcanico nei Campi Flegrei si rivela un fallimento: solo 1.600 persone su 1,3 milioni di abitanti della zona rossa hanno aderito, evidenziando un preoccupante disinteresse della popolazione.

Napoli, Campania – L’esercitazione nazionale “Exe Flegrei 2024”, svoltasi dal 9 al 12 ottobre nei Campi Flegrei, ha registrato un’adesione a dir poco deludente. Solo 1.600 persone su una popolazione di 1,3 milioni di abitanti della zona rossa hanno partecipato attivamente, rappresentando un misero 0,12% del totale. Questi numeri gettano un’ombra inquietante sulla reale preparazione e consapevolezza dei cittadini di fronte al rischio vulcanico che incombe sull’area.

L’evento, organizzato dal Dipartimento della Protezione Civile e dalla Regione Campania, mirava a testare il Piano nazionale di protezione civile per il rischio vulcanico, coinvolgendo i comuni della zona rossa dei Campi Flegrei. Nonostante l’imponente dispiegamento di mezzi e risorse, che ha visto la collaborazione di enti locali, forze dell’ordine e volontari, la risposta della popolazione è stata a dir poco tiepida.

Questa scarsa partecipazione assume contorni ancora più paradossali se si considera il contesto recente. Dopo l’ultimo sciame sismico, infatti, i residenti dell’area flegrea avevano espresso a gran voce la necessità di un intervento statale, lamentando una presunta mancanza di attenzione da parte delle istituzioni. Ora che lo Stato ha risposto con un’esercitazione su larga scala, progettata per affinare le procedure di evacuazione in caso di emergenza, proprio quei cittadini che chiedevano azioni concrete hanno brillato per la loro assenza.

Il contrasto tra le richieste di intervento e la mancata partecipazione all’esercitazione solleva interrogativi sulla reale percezione del rischio da parte della popolazione. È lecito chiedersi se le lamentele precedenti fossero dettate da una genuina preoccupazione o se fossero piuttosto espressione di un allarmismo di facciata, non supportato da una vera volontà di prepararsi all’eventualità di un’emergenza.

L’esercitazione prevedeva diverse fasi, tra cui la simulazione di un passaggio dallo stato di allerta gialla a quello arancione, fino al livello di allerta rosso con conseguente attivazione della fase di allarme. Era previsto anche un test del sistema IT-alert, con l’invio di un messaggio di prova a tutti i cellulari presenti nell’area dei Campi Flegrei e della regione Campania. Queste attività, pensate per familiarizzare la popolazione con le procedure di emergenza, hanno visto una partecipazione ben al di sotto delle aspettative.

Il dato più preoccupante emerge dalla giornata conclusiva dell’esercitazione, il 12 ottobre, quando era prevista la simulazione dell’allontanamento della popolazione. Nonostante fossero state predisposte aree di attesa e un sistema di trasporto verso le zone sicure, la partecipazione è stata minima. Questo scenario solleva serie preoccupazioni sulla capacità di gestire un’evacuazione reale in caso di emergenza vulcanica.

La scarsa adesione all’esercitazione non solo vanifica gli sforzi organizzativi delle istituzioni, ma mette in luce una pericolosa sottovalutazione del rischio da parte dei cittadini. In un’area ad alto rischio vulcanico come i Campi Flegrei, la preparazione e la consapevolezza della popolazione sono elementi cruciali per la gestione efficace di un’eventuale emergenza.

Questo fallimento nell’engagement dei cittadini dovrebbe spingere le autorità a riflettere sull’efficacia delle strategie di comunicazione e sensibilizzazione adottate finora. È evidente che esiste un gap significativo tra la percezione del rischio da parte delle istituzioni e quella dei residenti. Colmare questo divario sarà fondamentale per garantire una reale preparazione della popolazione in caso di emergenza vulcanica.