Il noto cantante Al Bano Carrisi ha recentemente condiviso la sua esperienza con il tumore alla prostata, diagnosticato nel 2011, in un’intervista rilasciata al settimanale Di Più. L’artista pugliese, che ha sempre mantenuto un’immagine pubblica positiva e vitale, ha rivelato i momenti di sconforto vissuti al momento della diagnosi, ricordando le parole pronunciate quando ritirò il referto: “È il mio turno”.
Nonostante il timore iniziale, Al Bano ha affrontato la malattia con determinazione, sottoponendosi alle cure necessarie presso l’ospedale San Raffaele di Milano. L’intervento chirurgico, durato un’ora e mezza, si è svolto il giorno successivo alla sua partecipazione alla festa di compleanno di don Verzè, dove il cantante si era esibito con un paio di canzoni.
A distanza di tredici anni da quell’esperienza, Carrisi afferma di sentirsi rinato e addirittura più forte di prima. La sua testimonianza assume particolare rilevanza nel contesto del dibattito sulla legge dell’oblio oncologico, un tema di crescente interesse pubblico.
“L’infarto, il cancro, l’ischemia, i problemi alle corde vocali. Ho sempre trovato la strada per uscirne fuori”
Il cantante di Cellino San Marco si è schierato apertamente a favore del riconoscimento dell’oblio oncologico, sottolineando un aspetto fondamentale: “Dopo dieci anni, un paziente che ha avuto il cancro ha la stessa possibilità di morire di un paziente che il cancro non lo ha mai avuto“. Questa affermazione mette in luce l’importanza di non discriminare gli ex pazienti oncologici, che spesso si trovano a fronteggiare pregiudizi e ostacoli nella vita quotidiana e professionale.
Al Bano ha inoltre evidenziato come gli ex pazienti oncologici siano sottoposti a controlli medici regolari, il che potrebbe paradossalmente renderli “più sicuri” in determinate situazioni, come nel caso delle adozioni. Questa considerazione apre una riflessione importante sulla percezione sociale della malattia e sulla necessità di superare stereotipi dannosi.
La storia di Al Bano rappresenta un esempio di resilienza e speranza per molti pazienti oncologici. Il suo impegno nel sostenere l’oblio oncologico contribuisce a sensibilizzare l’opinione pubblica su un tema di cruciale importanza sociale e sanitaria, promuovendo una visione più equa e inclusiva della società nei confronti di chi ha affrontato e superato una malattia oncologica.