Stati Uniti, Trump al lavoro da McDonald’s? Tutta una farsa, il locale era chiuso e i “clienti” degli attori: ecco la prova

L’ex presidente americano Donald Trump è stato protagonista di una controversa operazione di comunicazione in un McDonald’s in Pennsylvania, fingendo di lavorare nel fast food. L’evento, presentato come autentico, si è rivelato essere una messa in scena accuratamente orchestrata.
Credit © YouTube CTV News

Pennsylvania, Stati Uniti – In un’insolita mossa di campagna elettorale, l’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump è stato immortalato mentre indossava il grembiule da dipendente in un McDonald’s di Feasterville-Trevose, in Pennsylvania. Ciò che inizialmente sembrava un genuino tentativo di avvicinarsi all’elettorato della classe lavoratrice si è rapidamente trasformato in un caso di studio sulla manipolazione mediatica in ambito politico.

L’evento, presentato come un’autentica giornata lavorativa dell’ex presidente presso il noto fast food, è stato smascherato come una elaborata messa in scena. Un’immagine circolata sui social media ha rivelato un avviso affisso all’esterno del ristorante, che informava della chiusura dell’esercizio fino alle 16:00 per “accogliere una visita su richiesta dell’ex presidente Trump e della sua campagna”. Questo dettaglio ha immediatamente sollevato dubbi sulla veridicità dell’intera operazione.

Le riprese diffuse mostravano Trump intento a friggere patatine e servire clienti al drive-through, in quello che appariva come un normale giorno lavorativo. Tuttavia, gli osservatori più attenti hanno notato la presenza preponderante di reporter e operatori video rispetto ai presunti clienti in fila per ordinare. Questa sproporzione ha ulteriormente alimentato i sospetti sulla natura artefatta dell’evento.

La scelta di Trump di “lavorare” presso McDonald’s non è casuale. L’ex presidente ha recentemente accusato la vicepresidente Kamala Harris di aver mentito riguardo a un suo passato impiego presso la catena di fast food durante gli anni universitari. Questa performance sembra quindi configurarsi come un tentativo di screditare l’avversaria politica, piuttosto che come un sincero gesto di vicinanza ai lavoratori.

L’operazione si è svolta in un’area cruciale per le elezioni, la Bucks County, considerata un territorio chiave per conquistare gli elettori indecisi nel nord di Philadelphia. La scelta della location non è quindi casuale, ma risponde a precise strategie di campagna elettorale.

La reazione sui social media è stata immediata e critica. Numerosi utenti hanno condiviso immagini che mostravano auto e conducenti che si esercitavano prima dell’arrivo di Trump, confermando la natura orchestrata dell’evento. Questa rivelazione ha scatenato un’ondata di commenti sarcastici e disapprovazione nei confronti di quella che è stata definita una “frode elettorale” da parte dell’ex presidente.

Il proprietario del McDonald’s in questione, Derek Giacomantonio, ha rilasciato una dichiarazione in cui afferma di aver accettato la richiesta di Trump di “osservare l’esperienza lavorativa trasformativa che 1 americano su 8 ha avuto: un lavoro da McDonald’s”. Questa giustificazione, tuttavia, non è riuscita a placare le critiche sulla natura ingannevole dell’evento.

L’episodio solleva importanti questioni etiche sulla comunicazione politica e sull’uso di tattiche di marketing nella corsa alla presidenza. La manipolazione dell’opinione pubblica attraverso eventi costruiti ad hoc rischia di minare la fiducia degli elettori nel processo democratico, alimentando il cinismo e la disillusione nei confronti della classe politica.