Torino, Italia – Nel panorama editoriale italiano si profila una svolta epocale: John Elkann, erede della dinastia Agnelli, si appresta a dismettere gran parte degli asset del Gruppo Gedi, con particolare focus sulla vendita del quotidiano La Repubblica. Secondo quanto riportato da fonti autorevoli, la holding Exor avrebbe già conferito il mandato a una prestigiosa banca d’affari internazionale per individuare l’acquirente ideale per la storica testata fondata da Eugenio Scalfari.
Il piano di smantellamento del Gruppo Gedi sembra essere più ampio e articolato di quanto inizialmente ipotizzato. Oltre a Repubblica, si prospetta la cessione della concessionaria pubblicitaria Manzoni e di gran parte delle testate cartacee attualmente sotto il controllo di Exor. L’unica eccezione a questo massiccio disimpegno sarebbe rappresentata da La Stampa, che rimarrebbe saldamente ancorata alla tradizione della famiglia Agnelli.
La ricerca dell’acquirente ideale si sta muovendo su più fronti. Si vocifera di una possibile cordata italiana, con il nome di Claudio Calabi, ex amministratore delegato di Rcs e Il Sole 24 Ore, che circola con insistenza. Tuttavia, Elkann sembra mantenere aperte tutte le opzioni, non escludendo proposte da parte di editori europei o persino soluzioni ibride italo-estere. Il requisito fondamentale per il potenziale acquirente è chiaro: deve trattarsi di un gruppo editoriale di alto livello, con un’impronta politica progressista, in linea con i valori fondanti di Repubblica.
Questa mossa strategica si inserisce in un contesto più ampio di riassetto del Gruppo Gedi. Recentemente, si è assistito a un significativo cambio ai vertici, con l’uscita di scena di Maurizio Molinari e l’arrivo di Mario Orfeo alla direzione di Repubblica. Parallelamente, John Elkann ha lasciato la presidenza del Gruppo Gedi, promuovendo Maurizio Scanavino e nominando Gabriele Comuzzo come nuovo amministratore delegato.
Le motivazioni dietro questa decisione sono molteplici e complesse. In primo luogo, pesano le difficoltà finanziarie del Gruppo Gedi, che negli ultimi quattro anni ha accumulato perdite per 166 milioni di euro, di cui ben 103 milioni solo nell’ultimo esercizio. Repubblica, in particolare, ha registrato un calo significativo delle vendite, perdendo il 10% delle copie ad agosto e scendendo a 91.000 copie giornaliere.
Tuttavia, le ragioni di questa dismissione non si limitano ai soli aspetti economici. Il contesto politico e industriale gioca un ruolo cruciale. Le tensioni tra Stellantis e il governo Meloni hanno contribuito a creare un clima di crescente ostilità nei confronti della famiglia Agnelli. John Elkann si è detto “stupito e rammaricato per l’aggressività della presidente del Consiglio”, sottolineando come il rispetto delle istituzioni sia sempre stato un valore fondamentale per la sua famiglia.
In questo scenario complesso, emerge la volontà di Exor di riorientare i propri investimenti verso il settore sanitario. La holding ha già acquisito una partecipazione del 17,5% in Philips, investendo 3,3 miliardi di euro, e sembra intenzionata a proseguire su questa strada.
La vendita di Repubblica e lo smantellamento del Gruppo Gedi rappresentano dunque non solo una risposta alle difficoltà economiche e alle tensioni politiche, ma anche una strategia di lungo termine per ridefinire il focus degli investimenti della famiglia Agnelli. In un contesto di rapidi cambiamenti tecnologici e di mercato, questa mossa potrebbe segnare l’inizio di una nuova era per l’editoria italiana e per il panorama industriale del paese.