Europa, Olanda e Norvegia chiudono i confini per contrastare l’immigrazione irregolare

I Paesi Bassi e la Norvegia hanno deciso di reintrodurre controlli alle frontiere, sospendendo di fatto l’accordo di Schengen. Una mossa giustificata da ragioni di sicurezza e contrasto all’immigrazione clandestina che sta coinvolgendo sempre più nazioni europee.

Europa – In un clima di crescente preoccupazione per la sicurezza interna e il controllo dei flussi migratori, l’Olanda e la Norvegia hanno optato per una decisa stretta sui propri confini, sospendendo di fatto l’applicazione dell’accordo di Schengen. Questa mossa, che segna un significativo cambiamento nella politica di libera circolazione all’interno dell’Unione Europea, è stata motivata dalla necessità di contrastare l’immigrazione irregolare e potenziali minacce terroristiche.

Il governo olandese ha notificato alla Commissione europea la reintroduzione dei controlli alle frontiere con Belgio e Germania a partire dal 9 dicembre 2024 fino all’8 giugno 2025. La ministra per l’Asilo e la Migrazione, Marjolein Faber, ha giustificato questa decisione citando “un elevato livello di migrazione irregolare, il traffico di esseri umani e significativi flussi migratori secondari”. Nonostante le rassicurazioni sulla minimizzazione dell’impatto sui pendolari transfrontalieri e sul trasporto merci, questa misura rappresenta un chiaro segnale della volontà del nuovo governo di destra di attuare politiche migratorie più restrittive.

Parallelamente, la Norvegia ha esteso i controlli alle frontiere con i paesi Schengen confinanti fino al 1 dicembre 2024. Il ministro norvegese della Giustizia e dei Servizi di emergenza, Emilie Mehl, ha sottolineato che questa proroga mira a garantire una maggiore protezione ai cittadini contro eventuali atti di terrorismo, in un contesto di aumentata minaccia.

Queste decisioni si inseriscono in un trend più ampio che vede diversi paesi europei reintrodurre controlli alle frontiere interne dell’area Schengen. Germania, Austria, Danimarca, Francia, Italia, Slovenia, Svezia e Finlandia hanno già implementato misure simili, citando preoccupazioni legate alla sicurezza e alla gestione dei flussi migratori.

La Commissione europea, pur riconoscendo il diritto degli Stati membri di adottare tali misure in circostanze eccezionali, ha ribadito che questi controlli dovrebbero rimanere “strettamente limitati nel tempo” e essere utilizzati solo come “ultima risorsa”. L’esecutivo comunitario ha inoltre sottolineato l’importanza di adottare misure alternative per ridurre al minimo l’impatto negativo sulla libera circolazione, principio fondamentale dell’Unione Europea.

Queste mosse da parte di Olanda e Norvegia riflettono una crescente tendenza in Europa a privilegiare la sicurezza nazionale e il controllo dell’immigrazione rispetto al principio di libera circolazione. Mentre alcuni vedono in queste misure una necessaria risposta alle sfide contemporanee, altri temono che possano minare uno dei pilastri fondamentali dell’integrazione europea.

In un momento in cui l’Europa si trova ad affrontare molteplici crisi, dalla gestione dei flussi migratori alle minacce alla sicurezza, le decisioni di Olanda e Norvegia potrebbero segnare l’inizio di un ripensamento più ampio delle politiche di frontiera all’interno dell’Unione Europea. Resta da vedere come queste misure influenzeranno nel lungo termine l’equilibrio tra sicurezza nazionale e libertà di movimento, e quale sarà la risposta dell’Unione Europea a questa crescente tendenza di chiusura delle frontiere interne.