Seul, Corea del Sud – In un drammatico sviluppo degli eventi che hanno scosso la Corea del Sud nelle ultime ore, il Parlamento di Seul ha votato all’unanimità per revocare lo stato di legge marziale dichiarato inaspettatamente dal Presidente Yoon Suk Yeol. La votazione, che ha visto 190 voti favorevoli e nessun contrario, segna una svolta decisiva in quella che si stava profilando come una grave crisi costituzionale per il paese asiatico.
La dichiarazione di legge marziale da parte del Presidente Yoon, avvenuta nella tarda serata di martedì 3 dicembre, aveva colto di sorpresa l’intera nazione. Il capo di Stato aveva giustificato la misura estrema citando la necessità di “eliminare le forze anti-statali filo-nordcoreane” e di “normalizzare il paese”, accusando l’opposizione di simpatizzare con la Corea del Nord e di paralizzare il governo con attività anti-statali.
La mossa di Yoon aveva immediatamente scatenato una reazione da parte dell’opposizione. Il Partito Democratico di Corea, che detiene la maggioranza in Parlamento con 170 seggi su 300, aveva prontamente mobilitato i suoi membri per convocare una sessione straordinaria dell’Assemblea Nazionale. Nonostante le restrizioni imposte dalla legge marziale, che limitavano l’accesso fisico all’edificio parlamentare, i legislatori sono riusciti a riunirsi per avviare il processo di annullamento della dichiarazione presidenziale.
La Costituzione sudcoreana prevede infatti che il Parlamento possa revocare la legge marziale con il consenso della maggioranza dei suoi membri. Questa disposizione si è rivelata cruciale nel permettere ai legislatori di agire rapidamente per contrastare quella che molti hanno percepito come una mossa autoritaria da parte del Presidente.
La votazione unanime per la revoca della legge marziale dimostra un raro momento di unità politica in un paese spesso caratterizzato da profonde divisioni partitiche. Anche membri del partito di Yoon hanno votato contro la decisione del Presidente, evidenziando l’ampia opposizione alla misura all’interno della classe politica sudcoreana.
Questa crisi costituzionale, seppur di breve durata, solleva interrogativi significativi sul futuro politico del Presidente Yoon Suk Yeol. Già in difficoltà a causa di scandali che coinvolgono lui e sua moglie, e con un’approvazione pubblica in costante calo, Yoon potrebbe trovarsi ora in una posizione ancora più precaria.
L’episodio mette in luce la robustezza delle istituzioni democratiche sudcoreane e la capacità del sistema di pesi e contrappesi di funzionare anche in situazioni di estrema tensione politica. Allo stesso tempo, evidenzia le profonde divisioni e le sfide che il paese deve affrontare, in particolare per quanto riguarda il delicato equilibrio tra sicurezza nazionale e libertà civili.
Mentre la Corea del Sud emerge da questa breve ma intensa crisi, resta da vedere quali saranno le ripercussioni a lungo termine sulla stabilità politica del paese e sulla leadership del Presidente Yoon. Ciò che è certo è che questo episodio rimarrà nella storia come un momento cruciale per la democrazia sudcoreana, dimostrando la resilienza delle sue istituzioni di fronte a sfide senza precedenti.