Che i disastri colpiscono quando meno ce lo aspettiamo, lo sappiamo; che dobbiamo esser pronti a qualsiasi cosa…no, proprio non ci entra in testa. E non stiamo parlando di terremoti, alluvioni o incendi, ormai dovremmo saperlo che l’Italia è una nazione a rischio. Il pericolo più grande viene da un virus, di nome Ebola, che se non trattato opportunamente ha un potere infettivo piuttosto alto. Ebola è decisamente aggressivo, con un tasso di mortalità tra il 50 e l’89%. E’ circa un mese che se ne parla, da quando sono cominciati a riapparire i primi focolai in Africa. L’OMS e le grandi ONG che lavorano nel campo degli aiuti umanitari stanno facendo il tutto per tutto per fronteggiare questa epidemia. Il CDC, Centro per il controllo delle malattie di Atlanta, USA, ha inviato team di specialisti sul posto, e i suoi laboratori hanno cominciato a lavorare su un possibile vaccino. Nel Texas due casi di persone contagiate ha messo in moto il sistema di gestione emergenze in modo rigoroso. Non per decantare, ma gli americani in fatto di esercitazioni e preparazione agli eventi stanno decisamente qualche passo avanti a noi. E noi? Noi abbiamo a detta di tutti il miglior sistema di protezione civile…e lo abbiamo visto con i nostri occhi! Solo ora cominciamo a fare esercitazioni pratiche per imparare a indossare i dispositivi di protezione speciale e le unità di decontaminazione? Eppure la normativa italiana in materia di rischio sanitario è piuttosto rigorosa. Sarà mancanza di fondi per poter acquistare o esercitarsi più spesso per affrontare l’impensabile? o sarà proprio la nostra indole? Finchè tutto va bene…va bene… Dopo i recenti eventi di mal gestione, o mal comprensione degli eventi, ci si aspetta che in futuro il sistema sia più dinamico, più reattivo e i piani più…fuori dai cassetti.