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A2A, 75 milioni di euro presi ai bresciani finiscono nelle casse del Comune di Brescia

La multiutility bresciana stacca un assegno da 75 milioni di euro al Comune di Brescia ma i cittadini continuano a pagare bollette salate ed una tassa dei rifiuti incomprensibile. Che fine ha fatto lo spirito originario delle municipalizzate?

Il Comune di Brescia sorride i bresciani un po’ meno. La Loggia, grazie alla quota del 25% del gruppo A2A, si vedrà recapitare un bel bonifico record da 75 milioni di euro, in crescita rispetto ai 70,8 milioni dello scorso anno grazie ai risultati migliori di sempre della multiutility bresciana con un utile netto in aumento del 64% rispetto al 2022.

Un bell’assegno corposo che finirà nelle tasche dell’amministrazione comunale e che, come accaduto in passato, finirà per rimpolpare le casse dell’assistenza sociale (lasciamo a voi intuire chi ne saranno i beneficiari). Ma come dicevamo se il Comune sorride i cittadini di Brescia e della provincia se la ridono un po’ meno e si sentono decisamente “derubati”.

A2A nata dalla fusione della storica municipalizzata bresciana ASM con la milanese AEM è posseduta al 50% dai Comuni di Brescia e Milano che, per lo spirito che diede vita alla prime municipalizzate, dovrebbero gestire la multiutility con lo spirito di servizio e di vicinanza ai cittadini, non come una macchina per fare soldi.

In un periodo in cui l’inflazione da materie prime e da energia la fa da padrona ci si aspetterebbe che una società sostanzialmente pubblica venisse in contro ai cittadini e non pensasse a speculare, ma capiamo che qualcuno di voi potrebbe eccepire che è vero, il 50% sarà anche in mano pubblica, ma l’altro 50% è nelle mani di privati, e che di certo non investono il loro denaro per fare filantropia; vero, ma c’è un però.

Gli abitanti di Brescia convivono ormai da decenni con il più grande inceneritore d’Italia che brucia giorno e notte rifiuti non solo della città, non solo della provincia, ma anche di moltissime città di tutta la penisola. Un inceneritore che produce contemporaneamente elettricità e teleriscaldamento che vengono venduti in primis ai cittadini bresciani e, nel caso dell’elettricità, immessi nella rete nazionale.

Vi starete chiedendo embé? Che c’è di strano? Di strano c’è che i cittadini di Brescia pagano una bella TARI salata sullo smaltimento dei rifiuti che vengono usati da A2A per produrre teleriscaldamento ed elettricità che i malcapitati cittadini si ritrovano a ripagare nuovamente; quindi pagano il combustibile utilizzato dall’inceneritore, pagano il teleriscaldamento (con tariffe più altre rispetto a quelle di un riscaldamento a metano), pagano la forniture di elettricità e si respirano anche un’aria tra le più inquinate d’Europa. Insomma, come si diceva una volta “cornuti e mazziati

In una situazione simile ci si aspetterebbe che l’amministrazione comunale venisse incontro ai cittadini ad esempio esentandoli in toto dal pagamento della TARI (visto che i rifiuti vengono usati come combustibile), con uno sconto sulla bolletta elettrica (visto che devono respirarsi l’aria inquinata) e con uno sconto sul teleriscaldamento (visto che il vapore utilizzato è in sostanza lo scarto della produzione elettrica e che non può costare più del metano) e invece no!

Ci chiediamo, se a Piombino per la sola presenza di un rigassificatore che non produce nessun inquinante i cittadini hanno ottenuto un sostanzioso sconto in bolletta, se in Basilicata i cittadini non pagano il gas naturale se in molte altre realtà che, a seguito di disagi più o meno rilevanti, hanno deciso di “indennizzare” i propri cittadini con considerevoli sconti nelle forniture perché a Brescia si pensa solo a far cassa?

Possibile che nessun politico di destra o di sinistra abbia mai pensato di stare davvero dalla parte dei cittadini? Nessuno che abbia mai pensato che invece di sperperare milioni di euro in assistenza sociale (ripetiamo, sapete bene a chi finiscono) o in altri progetti faraonici dalla dubbia utilità abbia mai proposto di indennizzare tutti i cittadini?

Ecco perché per noi questi 75 milioni di euro sono “rubati” ai cittadini bresciani che si aspetterebbero da una azienda sostanzialmente pubblica un occhio di riguardo per i suoi azionisti; perché ricordiamocelo, gli azionisti sono i cittadini non l’amministrazione comunale.

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