In un contesto economico già gravato da inflazione e rincari, la decisione del Comune di Brescia di aumentare la Tassa sui Rifiuti Solidi Urbani (Tari) del 4% per l’anno 2024 e di un ulteriore 3% per il 2025 appare come un duro colpo per i cittadini bresciani. Questo incremento, che si traduce in un aggravio di 7,40 euro per una famiglia tipo, è stato giustificato dall’amministrazione comunale come una misura necessaria per fronteggiare l’inflazione e per mantenere efficiente il servizio di raccolta dei rifiuti.
Tuttavia, la scelta di gravare ulteriormente sulle spalle dei contribuenti si scontra con la notizia dell’ingente somma di 75 milioni di euro ricevuta dal Comune di Brescia come dividendi dalla multiutility A2A, di cui detiene il 25% delle quote. Questo bonifico record, in crescita rispetto ai 70,8 milioni dell’anno precedente, è il frutto di un utile netto di A2A aumentato del 64% rispetto al 2022.
La contraddizione è evidente: da un lato, il Comune beneficia di un’entrata straordinaria, dall’altro chiede ai cittadini un sacrificio economico aggiuntivo. La domanda che sorge spontanea è: perché i dividendi ricevuti non vengono utilizzati per alleggerire il peso fiscale dei bresciani, in particolare in un’area sensibile come quella della gestione dei rifiuti?
La critica non si limita alla mera questione economica, ma si estende alla filosofia di gestione del servizio pubblico. A2A, nata dalla fusione delle storiche municipalizzate ASM di Brescia e AEM di Milano, dovrebbe incarnare lo spirito di servizio e vicinanza ai cittadini, non quello di una macchina per fare soldi a discapito degli stessi. Inoltre, i cittadini di Brescia convivono con il più grande inceneritore d’Italia, che brucia rifiuti provenienti da molte città, producendo energia e teleriscaldamento venduti ai bresciani e, per quanto riguarda l’elettricità, immessi nella rete nazionale.
La polemica si accende anche in consiglio comunale, dove l’impianto studiato dall’assessora all’ambiente Camilla Bianchi è stato aspramente criticato, con consiglieri che hanno messo in dubbio la giustificazione dei costi rispetto al servizio offerto. La sindaca ha chiarito che sarà possibile non aderire al servizio, ma non è stato specificato come ciò influenzerà la tassazione per chi sceglie questa opzione.
L’aumento della Tari a Brescia è una scelta che non trova giustificazione alla luce dei recenti introiti finanziari e che rischia di minare ulteriormente la fiducia dei cittadini nell’amministrazione comunale. In un periodo storico in cui la pressione fiscale è già alta, sarebbe auspicabile una maggiore attenzione alle esigenze dei contribuenti e un utilizzo più oculato delle risorse disponibili.