Nel panorama cinematografico, poche figure sono iconiche quanto James Bond, l’agente segreto britannico noto per il suo fascino, le sue avventure mozzafiato e, non da ultimo, per il suo stile impeccabile, che spesso includeva una sigaretta tra le labbra. Tuttavia, una recente decisione di rimasterizzare i film di 007, rimuovendo grazie all’intelligenza artificiale le sigarette, ha scatenato un acceso dibattito sulla censura e il revisionismo storico.
La scelta di intervenire sui film classici, modificandone gli elementi per adattarli alle sensibilità contemporanee, è un tema controverso perché questa operazione di “pulizia” digitale solleva questioni fondamentali sulla fedeltà all’opera originale, sul rispetto dell’intento artistico dei creatori e solleva sempre più preoccupazioni per l’odiosa pratica della cancel culture.
La censura cinematografica non è un fenomeno nuovo. Storicamente, film e serie televisive sono stati soggetti a tagli e modifiche per conformarsi alle normative di vari paesi o per rispondere alle pressioni di gruppi di interesse. Tuttavia, la rimozione delle sigarette dai film di Bond sembra andare oltre la semplice conformità alle normative, configurandosi come un tentativo di riscrivere la storia, cavalcando l’assurda teoria woke.
Il fumo è indubbiamente dannoso per la salute, e le campagne antifumo hanno giustamente cercato di ridurre il suo impatto sulla società. Tuttavia, la rappresentazione del fumo nei film ha spesso riflettuto le abitudini e i costumi di un’epoca. Rimuovere retroattivamente le sigarette dai film di James Bond è senza ombra di dubbio un tentativo di negare o nascondere il passato, piuttosto che affrontarlo e comprenderlo nel suo contesto storico e culturale.
Inoltre, la rimozione delle sigarette potrebbe avere implicazioni più ampie sulla libertà artistica. Se oggi si decide di eliminare il fumo, domani potrebbero essere altri gli elementi ritenuti inopportuni o offensivi che verranno rimossi o modificati. Questo atteggiamento potrebbe portare a una sorta di “sanificazione” dell’arte, in cui solo ciò che è conforme ai valori contemporanei è permesso.