La relazione tra Netflix e Facebook ha sollevato numerose preoccupazioni in merito alla privacy degli utenti e alle pratiche commerciali adottate dalle due società. Secondo quanto riportato da una serie di fonti, tra cui Variety, Business Insider e The Guardian, Facebook avrebbe concesso a Netflix, Spotify e ad altre aziende, l’accesso ai messaggi privati degli utenti. Questa rivelazione ha suscitato un ampio dibattito sulla gestione dei dati personali e sulle politiche di privacy delle piattaforme online.
Nel 2018, un rapporto del New York Times basato su documenti interni di Facebook ha evidenziato come il gigante dei social media avesse concesso a più di 150 partner un accesso speciale ai dati di milioni di utenti, superando quanto precedentemente divulgato da Facebook. Tra questi partner, Netflix, Spotify e la Royal Bank of Canada avevano la capacità di leggere, scrivere ed eliminare i messaggi privati degli utenti e di visualizzare tutti i partecipanti in una conversazione.
Netflix ha dichiarato di non aver mai acceduto o richiesto l’accesso ai messaggi privati degli utenti su Facebook, sottolineando come l’integrazione con Facebook fosse finalizzata a rendere la piattaforma più sociale, ma che tale funzionalità non ha mai riscosso particolare popolarità, portando alla sua dismissione nel 2015. Anche Spotify ha affermato di non essere a conoscenza di tale capacità, mentre la Royal Bank of Canada ha negato qualsiasi accesso ai messaggi privati.
Nonostante le rassicurazioni delle aziende coinvolte, la questione ha sollevato dubbi sulla trasparenza e sul consenso informato degli utenti riguardo alla condivisione dei loro dati personali. Facebook ha sostenuto che i partner di integrazione dovevano ottenere l’autorizzazione dagli utenti e che queste funzionalità sono state interrotte.
Ulteriori indagini hanno rivelato che Netflix avrebbe pagato oltre 100 milioni di dollari a Facebook per accedere ai messaggi privati degli utenti, in cambio della condivisione del loro storico di visualizzazione. Questo accordo, insieme ad altri dettagli emersi, ha messo in luce una stretta collaborazione tra le due aziende, che si è sviluppata nel corso di quasi un decennio, con l’ex CEO di Netflix, Reed Hastings, che ha avuto un ruolo chiave nella gestione della relazione tra le due società.
La scoperta di questi accordi ha sollevato interrogativi sulla capacità di Facebook di monitorare l’uso dei dati degli utenti quando condivisi con sviluppatori terzi, come evidenziato dallo scandalo Cambridge Analytica. In risposta alle critiche, Facebook ha affermato di aver introdotto misure più stringenti per la gestione degli accessi ai dati tramite le sue API e di aver cessato molte delle funzionalità e delle partnership precedentemente attive.
Questo caso sottolinea l’importanza della trasparenza e del consenso informato nella gestione dei dati personali degli utenti da parte delle piattaforme online. Mentre Netflix e Facebook hanno cercato di minimizzare le implicazioni di queste rivelazioni, la questione rimane un esempio significativo delle sfide poste dalla digitalizzazione e dalla condivisione dei dati personali nell’era moderna.