Otranto, Puglia – La recente scoperta in Puglia dell’Anopheles sacharovi, zanzara storica vettore della malaria, ha riacceso l’allarme per un potenziale ritorno della malattia in Italia, un Paese che non vedeva questo insetto da oltre cinquant’anni. La rilevazione è avvenuta nella zona costiera del Salento, tra le marine di Lecce e Otranto, grazie a uno studio condotto dall’Istituto zooprofilattico sperimentale della Puglia e della Basilicata, dall’Istituto superiore di sanità e dal servizio veterinario dell’Asl Lecce.
La presenza dell’Anopheles sacharovi è stata confermata anche da una pubblicazione su PubMed, che sottolinea l’importanza sanitaria e l’impatto di tale ritrovamento, evidenziando un aumento della recettività delle aree meridionali. Questo evento solleva interrogativi sulla capacità del sistema sanitario italiano di fronteggiare una potenziale reintroduzione della malaria, una malattia che era stata dichiarata eradicata nel 1970 dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Il ritrovamento dell’Anopheles sacharovi è particolarmente preoccupante in quanto questa specie di zanzara è nota per la sua capacità di trasmettere il Plasmodium, il parassita responsabile della malaria. Sebbene in passato la malaria fosse endemica in Italia, l’uso intensivo del DDT e altre misure di controllo avevano portato alla sua eliminazione. Tuttavia, il cambiamento climatico, l’aumento dei viaggi internazionali e la migrazione potrebbero aver creato condizioni favorevoli per il ritorno di vettori e parassiti.
Le autorità sanitarie sottolineano l’importanza di mantenere sistemi di sorveglianza efficienti per la tempestiva rilevazione di malattie tropicali introdotte nei paesi europei. Inoltre, è fondamentale che i viaggiatori che si recano in aree dove la malaria è diffusa seguano le raccomandazioni per la prevenzione, come l’uso di repellenti per insetti registrati dall’Environmental Protection Agency (EPA) e la protezione con indumenti adeguati.
La situazione richiede un’attenzione particolare, considerando che la malaria può avere conseguenze gravi, come anemia e ipoglicemia, e in alcuni casi può portare a ricadute. La prevenzione rimane il metodo più efficace per combattere la malaria, attraverso l’uso di reti da letto trattate con insetticidi, l’applicazione di repellenti per insetti e, per i viaggiatori, l’assunzione di farmaci antimalarici.
La comunità scientifica è chiamata a valutare la distribuzione e l’abbondanza stagionale di An. sacharovi lungo le coste sud-orientali dell’Italia e a riconsiderare i modelli per la previsione e l’espansione della malaria introdotta. La scoperta di An. sacharovi in Italia, dopo oltre 50 anni, sottolinea l’importanza di rafforzare e mantenere una sorveglianza costante dell’anofelismo residuo, specialmente nelle aree vulnerabili dove potrebbe verificarsi una trasmissione sporadica della malaria.