Italia – Il settore bancario italiano sta vivendo una stagione di profitti straordinari, che solleva però seri interrogativi sull’equità del sistema finanziario. I dati relativi al primo semestre 2024 mostrano come le sei principali banche commerciali del Paese abbiano già raggiunto utili pari a quelli dell’intero 2022, toccando la cifra astronomica di 12,97 miliardi di euro.
Questi numeri da capogiro non possono che far riflettere su come il sistema bancario stia drenando ricchezza dall’economia reale. La domanda sorge spontanea: da dove provengono questi profitti record in un periodo di difficoltà economica per molte famiglie e imprese?
La risposta va ricercata in diversi fattori. Innanzitutto, l’aumento dei tassi di interesse deciso dalla Banca Centrale Europea ha permesso alle banche di ampliare notevolmente il margine di interesse, ovvero la differenza tra interessi attivi e passivi. Mentre i tassi sui prestiti sono schizzati alle stelle, quelli riconosciuti ai risparmiatori sono rimasti sostanzialmente fermi, creando un effetto forbice che ha gonfiato i bilanci degli istituti di credito.
Ma non è solo questione di tassi. Le banche hanno beneficiato anche di una gestione sempre più attenta dei costi, con chiusure di filiali e tagli al personale che hanno ottimizzato l’efficienza operativa a scapito però del servizio offerto ai clienti e dell’occupazione nel settore.
Inoltre, la riduzione delle attività ponderate per il rischio ha permesso di migliorare gli indici patrimoniali senza necessità di aumenti di capitale, privilegiando la remunerazione degli azionisti attraverso generosi dividendi e programmi di buyback.
Il risultato è un sistema bancario florido dal punto di vista contabile, ma sempre più distante dalle esigenze dell’economia reale. Mentre le banche festeggiano utili record, famiglie e piccole imprese faticano ad accedere al credito o si trovano schiacciate da tassi di interesse insostenibili.
La tassa sugli extraprofitti introdotta dal governo si è rivelata un flop, facilmente aggirata dagli istituti di credito. Servirebbe una riforma più incisiva per riequilibrare un sistema che appare sempre più sbilanciato a favore della rendita finanziaria.
È lecito chiedersi se sia sostenibile nel lungo periodo un modello in cui le banche prosperano mentre l’economia reale arranca. Il rischio è quello di alimentare crescenti disuguaglianze e tensioni sociali.
Occorrerebbe ripensare il ruolo stesso del sistema bancario, riportandolo alla sua funzione originaria di sostegno all’economia produttiva. Servirebbero politiche che incentivino il credito alle imprese e alle famiglie, anziché la speculazione finanziaria.