Nel cuore di Roma, tra i corridoi di Palazzo Chigi, si sta delineando un progetto che potrebbe sconvolgere radicalmente il panorama televisivo italiano. Secondo indiscrezioni sempre più insistenti, il governo starebbe valutando seriamente l’ipotesi di procedere alla privatizzazione della Rai, un’operazione che si inserirebbe nel solco di precedenti privatizzazioni (pur mantenendone il controllo) di asset statali come Enel, Eni e, a breve, Poste Italiane.
La portata di questa potenziale riforma non si limiterebbe alla mera cessione di quote azionarie, ma comporterebbe una serie di cambiamenti strutturali di vasta portata. In primo luogo, si prospetta l’abolizione del canone televisivo, una tassa che da decenni rappresenta una voce fissa nelle bollette degli italiani e parallelamente, verrebbe rimosso il tetto alla raccolta pubblicitaria attualmente imposto all’emittente pubblica, una limitazione che ha storicamente influenzato gli equilibri del mercato pubblicitario televisivo.
Questa ipotetica rivoluzione sta generando onde d’urto nel settore, con Mediaset che si trova al centro di crescenti preoccupazioni. Il gruppo di Cologno Monzese, che ha goduto per anni di una posizione dominante nella raccolta pubblicitaria televisiva, si troverebbe improvvisamente a fronteggiare un competitor di peso, libero da vincoli che ne hanno finora limitato l’aggressività commerciale.
L’eventuale ingresso della Rai privatizzata nel mercato pubblicitario senza restrizioni potrebbe infatti alterare significativamente gli equilibri consolidati. Mediaset, che ha costruito il suo successo anche grazie a una raccolta pubblicitaria robusta e in costante crescita, vedrebbe minacciata la sua posizione di preminenza. Nel primo semestre del 2024, il gruppo ha registrato un incremento del 6% nella raccolta pubblicitaria, un dato che testimonia la solidità del suo modello di business ma che potrebbe essere messo in discussione da questo nuovo scenario.
La prospettiva di una Rai privatizzata e senza limiti alla raccolta pubblicitaria rappresenterebbe una sfida senza precedenti per Mediaset. L’azienda, che nel 2023 ha registrato una crescita dello 0,9% nella raccolta pubblicitaria in Italia, si troverebbe a dover rivedere le proprie strategie in un contesto di mercato radicalmente mutato.
L’impatto di questa potenziale riforma non si limiterebbe al solo duopolio Rai-Mediaset, ma coinvolgerebbe l’intero ecosistema televisivo italiano così gli altri operatori del settore, così come le agenzie pubblicitarie e gli inserzionisti, sarebbero chiamati a ricalibrare le proprie strategie in un mercato più aperto e competitivo.
Mentre il dibattito si intensifica, resta da vedere come il governo intenda procedere con questa delicata operazione. La privatizzazione della Rai, se confermata, segnerebbe un punto di svolta nella storia della televisione italiana, aprendo scenari inediti e potenzialmente dirompenti. In questo contesto di incertezza e fermento, tutti gli occhi sono puntati su Palazzo Chigi, in attesa di sviluppi che potrebbero ridisegnare il futuro del panorama mediatico nazionale.