Italia – L’atmosfera italiana si prepara ad affrontare un evento meteorologico di notevole intensità che potrebbe manifestarsi nel corso del prossimo fine settimana. Le più recenti proiezioni meteorologiche indicano la possibile formazione di una struttura ciclonica di particolare veemenza, che andrà assumendo le caratteristiche di un Medicane tra sabato 19 e domenica 20 ottobre. Questo fenomeno, il cui nome deriva dalla fusione dei termini inglesi “Mediterranean” e “hurricane”, si configura come un ciclone mediterraneo che, pur non raggiungendo l’intensità degli uragani atlantici, presenta caratteristiche ibride che lo rendono potenzialmente pericoloso per le aree costiere e insulari del nostro paese.
La genesi di questo Medicane è da ricercarsi nell’interazione tra le masse d’aria fredda e instabile in arrivo e la superficie marina ancora relativamente calda, creando così le condizioni ideali per lo sviluppo di un sistema di bassa pressione particolarmente intenso. Questo tipo di configurazione barica è tipica del periodo autunnale, quando i contrasti termici tra l’aria e il mare raggiungono il loro apice, fornendo l’energia necessaria per alimentare questi sistemi ciclonici.
Le previsioni del Centro Europeo per le Previsioni Meteorologiche a Medio Termine (ECMWF) delineano uno scenario preoccupante per il weekend, con la possibilità concreta di assistere a fenomeni meteorologici di estrema intensità. Tra questi, i nubifragi rappresentano la minaccia più immediata, con il rischio concreto di alluvioni lampo, eventi che si caratterizzano per la loro rapidità e per la capacità di colpire aree geografiche circoscritte con una violenza inaudita. Le stime più allarmanti parlano di accumuli pluviometrici che potrebbero superare i 300 millimetri in intervalli temporali estremamente ridotti, quantitativi che normalmente si registrerebbero nell’arco di oltre due mesi.
La struttura di un Medicane si distingue per alcune peculiarità che lo rendono un fenomeno meteorologico unico nel suo genere. A differenza dei cicloni tropicali, i Medicane hanno dimensioni più contenute, generalmente comprese tra i 70 e i 300 chilometri di diametro, e una durata più limitata, con un percorso che raramente supera i 400 chilometri. Nonostante queste differenze, la loro capacità distruttiva non va sottovalutata, come dimostrato dal TLC Quesedra che nel 2014 colpì l’isola di Malta con venti fino a 150 km/h, paragonabili a quelli di un uragano di categoria 1.
La formazione di un Medicane richiede la concomitanza di diversi fattori meteorologici: la presenza di una “goccia fredda” o vortice isolato in quota, il passaggio di un ramo del getto polare, un marcato gradiente termico verticale nei bassi strati dell’atmosfera e un’area di discontinuità frontale quasi stazionaria al livello del mare. Queste condizioni, unite alla presenza di acque marine particolarmente calde, creano l’ambiente ideale per lo sviluppo di questi sistemi ciclonici ibridi.
Le regioni più esposte al rischio di fenomeni meteorologici estremi associati al possibile Medicane includono le aree costiere e insulari del Centro-Sud, con particolare attenzione alla Sicilia e alle regioni ioniche. Tuttavia, data la natura imprevedibile di questi sistemi, è fondamentale mantenere alta l’attenzione su tutto il territorio nazionale, seguendo costantemente gli aggiornamenti e le allerte emesse dalla Protezione Civile.