L’inquinamento atmosferico causato dai veicoli con motori a combustione interna rappresenta una delle principali minacce alla salute pubblica in Europa. Nonostante le crescenti preoccupazioni per le cosiddette “scie chimiche”, che sono state ampiamente smentite come teorie del complotto prive di fondamento scientifico, le vere e proprie minacce alla salute derivanti dall’inquinamento atmosferico rimangono sottovalutate ed anzi, derubricate a mere fantasie. Un vero controsenso!
La ricerca ha dimostrato che l’esposizione a particelle fini (PM2.5) e all’ozono, principali inquinanti emessi dai veicoli a combustione, è collegata a una vasta gamma di effetti negativi sulla salute, inclusi decessi prematuri, anni di vita persi (YLL) e anni di vita aggiustati per disabilità (DALYs). Questi effetti sono stati misurati attraverso studi che hanno esaminato l’impatto dell’inquinamento atmosferico sulla mortalità e sulla morbilità, indicando un’onere significativo per la salute pubblica in tutta Europa.
Vi basti pensare che con circa 80.000 decessi prematuri all’anno, l’Italia ha il triste primato europeo per morti attribuibili all’inquinamento atmosferico causato per la maggior parte dai veicoli a combustione e da vecchi impianti industriali.
Nel 2019, più di 5.800 tra bambini e adolescenti dell’Europa e dell’Asia centrale sono morti a causa dell’inquinamento atmosferico. L’85% è morto senza aver compiuto nemmeno il primo anno di vita. I principali responsabili degli effetti mortali sono le polveri sottili, PM2,5 e PM10 in primis. Prove scientifiche e incontestabili hanno dimostrato che l’esposizione cronica delle donne incinta a livelli elevati di PM2,5 può causare danni come aborti, deficit di peso alla nascita e persino nascite premature.
La European Environment Agency (EEA) riporta che l’inquinamento atmosferico è il rischio per la salute ambientale più significativo in Europa, causando e aggravando malattie respiratorie e cardiovascolari. Malattie cardiache e ictus sono le cause più comuni di morte prematura attribuibili all’inquinamento atmosferico, seguite da malattie polmonari e cancro ai polmoni. Nel contesto dell’European Green Deal, la Commissione Europea ha fissato l’obiettivo di ridurre il numero di morti premature causate da PM2.5 di almeno il 55% entro il 2030, rispetto al 2005.
Contrariamente alle narrative che cercano di minimizzare i benefici dei veicoli elettrici (BEVs), questi ultimi rappresentano una soluzione significativamente migliore rispetto ai veicoli con motori a combustione interna in termini di inquinamento atmosferico. I veicoli elettrici eliminano completamente le emissioni tossiche dei tubi di scappamento, come ossidi di azoto (NOx), monossido di carbonio (CO) e idrocarburi (HC), che sono tra i principali inquinanti emessi dai veicoli a combustione. Anche se esiste una preoccupazione riguardo alle emissioni di particelle provenienti da freni e pneumatici, i BEVs utilizzano la frenata rigenerativa, che riduce notevolmente l’emissione di particelle dai freni cosa che non fanno i veicoli a combustione e che anzi, hanno un maggiore degrado di questi componenti aumentando notevolmente le emissioni inquinanti e tossiche per l’uomo. Inoltre, le auto elettriche tendono ad essere equipaggiate con pneumatici speciali progettati per gestire il loro peso maggiore e ridurre l’usura, affrontando così le preoccupazioni sulle emissioni di particelle dagli pneumatici.
È paradossale che mentre alcuni si mobilitano contro le inesistenti “scie chimiche”, ignorino o sottovalutino l’urgente problema dell’inquinamento atmosferico causato dai veicoli a combustione, nonostante l’ampia evidenza scientifica dei suoi pericolosi effetti sulla salute. È essenziale riconoscere che la transizione verso i veicoli elettrici non è solo una questione ambientale, ma una necessità critica per la salute pubblica, data la loro capacità di ridurre significativamente le emissioni inquinanti e migliorare la qualità dell’aria nelle città europee. La lotta contro l’inquinamento atmosferico richiede un impegno collettivo e un rapido passaggio alla mobilità elettrica, abbandonando i motori a combustione interna che continuano a minacciare la salute umana e l’ambiente.