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Iran, intensificata la repressione contro le donne senza velo

In Iran, la repressione contro le donne che non indossano il velo si intensifica, con arresti e violenze. La situazione esplode dopo la morte di Mahsa Jina Amini.

Credit © Unsplash

La situazione in Iran per le donne che scelgono di non indossare il velo in pubblico sta diventando sempre più critica. Dal 13 aprile 2024, coincidente con l’attacco diretto di Teheran contro Israele, gli ayatollah hanno intensificato le misure repressive, ordinando alla polizia religiosa di intensificare i pattugliamenti. Questa mossa segue la diffusione di un video virale che mostra una giovane donna a Teheran, colpita da un attacco di panico dopo un confronto con la polizia morale, nota come Ershad, che la rimproverava per non aver indossato il velo.

Il regime iraniano ha lanciato una nuova campagna denominata “Noor” (Luce in persiano), che mira a rafforzare l’obbligo del velo, presentato come uno strumento per mantenere l’ordine sociale. Questa politica ha suscitato una vasta opposizione, sia a livello nazionale che internazionale, e ha portato a un’ondata di proteste, soprattutto da parte degli studenti universitari.

La repressione non si limita alle donne comuni, ma colpisce anche figure pubbliche. Il 21 aprile, la giornalista Dina Ghalibaf è stata arrestata per aver rifiutato di indossare il velo e trasferita nella prigione di Evin, tristemente nota per le sue condizioni severe. Inoltre, un attacco è stato perpetrato a Londra contro Pouria Zeraati, un noto anchorman di Iran International, che è stato ferito alle gambe sotto la sua abitazione.

Queste azioni repressive sono una risposta diretta alle proteste scatenate dalla morte di Mahsa Jina Amini, una studentessa curdo-iraniana morta in custodia della polizia morale nel settembre 2022. La sua morte ha innescato una delle più grandi onde di proteste anti-governative in Iran, paragonabili per intensità solo a quelle seguite alla rivoluzione khomeinista del 1979. Nonostante la violenta repressione, che ha causato quasi 600 morti, molte donne iraniane continuano a resistere, rifiutandosi di indietreggiare e mostrando i capelli pubblicamente come forma di protesta.

La situazione in Iran rimane tesa, con un regime che sembra determinato a usare ogni mezzo per mantenere il controllo, mentre la resistenza civile continua a cercare modi per affermare i propri diritti e libertà fondamentali.

Fonte: Rai News

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