Il 29 aprile 2024, l’Italia ha introdotto nuovi limiti per le emissioni elettromagnetiche delle antenne utilizzate nella telefonia mobile, in particolare per quelle che supportano la tecnologia 5G. Questa decisione, inserita nel decreto Concorrenza, ha portato il limite da 6 V/m a 15 V/m. Questo cambiamento è stato accolto con favore dall’industria delle telecomunicazioni, che da tempo spingeva per un innalzamento dei limiti per poter migliorare la copertura e la velocità delle reti di nuova generazione.
Nonostante l’incremento, il nuovo limite di 15 V/m rimane ben al di sotto dei 61 V/m considerati sicuri dall’ICNIRP (International Commission on Non-Ionizing Radiation Protection), che è l’organismo internazionale di riferimento per la protezione da radiazioni non ionizzanti. L’ICNIRP stabilisce che livelli fino a 61 V/m sono sicuri, quindi il nuovo limite italiano è circa quattro volte inferiore a questa soglia.
Il 5G è già una realtà in Italia, ma la sua implementazione e il suo impatto effettivo sono stati finora al di sotto delle aspettative iniziali. Con l’innalzamento dei limiti, si prevede che le antenne 5G, specialmente quelle che operano nella banda dei 26 GHz, possano creare campi elettromagnetici più omogenei e estendere il loro raggio d’azione, migliorando così la qualità del servizio.
Tuttavia, questa decisione non è stata priva di controversie. Associazioni ambientaliste e gruppi civici hanno espresso preoccupazioni per anni, opponendosi all’innalzamento dei limiti per i potenziali rischi per la salute associati all’esposizione a campi elettromagnetici più intensi. Queste preoccupazioni sono alimentate da studi e dibattiti scientifici in corso sulle implicazioni a lungo termine delle esposizioni alle radiazioni non ionizzanti.