Stoccolma, Svezia – La Svezia, nazione tradizionalmente considerata una “superpotenza umanitaria” per la sua politica di accoglienza nei confronti dei migranti, sta per intraprendere una svolta significativa nella gestione dei flussi migratori, come annunciato recentemente dal governo sostenuto dai Democratici Svedesi, partito di orientamento anti-immigrazione. Il ministro delle migrazioni Johan Forssell ha dichiarato durante una conferenza stampa che il paese si trova “nel mezzo di un cambiamento di paradigma” per quanto riguarda la politica migratoria, sottolineando la volontà di incentivare il rimpatrio volontario degli immigrati attraverso un sostanzioso aumento degli incentivi economici.
Il nuovo programma, che entrerà in vigore a partire dal 2026, prevede per gli immigrati che torneranno volontariamente nei loro Paesi di origine un incentivo economico fino a 350.000 corone svedesi (34.000 dollari). Questa misura si inserisce in un contesto di crescente difficoltà nell’integrazione dei nuovi arrivati, nonostante la lunga tradizione di accoglienza del paese scandinavo.
Il sistema di sovvenzioni per il rimpatrio volontario non è una novità assoluta per la Svezia, essendo in vigore dal 1984, ma finora era rimasto relativamente poco conosciuto e scarsamente utilizzato. Ludvig Aspling, esponente dei Democratici Svedesi, ha evidenziato come il programma esistente fosse “relativamente sconosciuto, di piccola entità e utilizzato da poche persone”, suggerendo che l’aumento sostanziale dell’importo offerto potrebbe rendere l’opzione del rimpatrio più attraente per un numero maggiore di migranti.
L’annuncio di questa nuova politica ha suscitato reazioni contrastanti sia all’interno della Svezia che a livello internazionale, alimentando il dibattito sulle strategie più efficaci per gestire i flussi migratori e promuovere l’integrazione. Mentre i sostenitori della misura la considerano un modo pragmatico per affrontare le sfide legate all’immigrazione, i critici temono che possa segnalare un allontanamento dai valori di apertura e accoglienza che hanno caratterizzato la Svezia per decenni.
La decisione del governo svedese si inserisce in un contesto europeo più ampio, dove diversi paesi stanno riconsiderando le proprie politiche migratorie alla luce delle sfide economiche, sociali e di sicurezza emerse negli ultimi anni. L’efficacia di questa nuova misura e il suo impatto sulla composizione demografica e sociale della Svezia saranno oggetto di attenta osservazione nei prossimi anni, fornendo potenzialmente un modello o un caso di studio per altri paesi che affrontano simili questioni legate all’immigrazione e all’integrazione.