È salito ormai a 118 il numero dei morti a causa dell’epidemia di Ebola che sta colpendo l’Africa in queste settimane. La situazione è così drammatica che ha portato le autorità Europea a far scattare il codice rosso negli aeroporti del vecchio continente. E’ la prima volta che accade da quando 40 anni fa questo virus ha cominciato a uccidere l’uomo. L’Organizzazione mondiale della Sanità è molto allarmata e seriamente preoccupata per una estensione globale del virus. Il ceppo attualmente attivo in Guinea e in altri Paesi africani confinanti è più “cattivo” di quelli che hanno causato epidemie negli anni scorsi: ha una letalità di nove su dieci.
Secondo quanto dichiarato da Pierangelo Clerici il presidente dei Microbiologi clinici italiani «Purtroppo questa volta il virus non si è fermato ai villaggi rurali, ma ha iniziato a diffondersi in un grande centro urbano dove vivono due milioni di persone e si tratta del ceppo più aggressivo (ceppo Zaire). L’isolamento dei casi non basta, è fondamentale tracciare la catena di trasmissione. Tutti i contatti dei pazienti che potrebbero essere stati contagiati dovrebbero essere monitorati e isolati al primo segno dell’infezione». Clerici lancia anche un avvertimento «L’Italia non ha voli diretti con le capitali dei Paesi attualmente coinvolti dall’epidemia; se da una parte è positivo, dall’altra è un fattore di difficoltà poiché passeggeri infetti potrebbero arrivare dagli scali europei. Sarebbe bene, quindi, che anche l’Italia iniziasse ad attivare misure di attenzione negli aeroporti e nei centri di prima accoglienza. La rete dei laboratori di microbiologia clinica in Italia comprende alcuni centri di riferimento con strutture di alto isolamento e capacità tecniche di diagnosticare tali patologie».