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Deliri Woke, adesso vogliono cancellare anche la Cappella Sistina

I Deliri Woke non hanno ormai fine e negli USA si è arrivato persino ad attaccare Michelangelo e la Cappella Sistina, accusati di suprematismo bianco. La follia della “cancel culture” sembra ormai inarrestabile.

Credit © Wikipedia

Negli Stati Uniti, una nuova controversia ha acceso il dibattito sulla “cancel culture”, questa volta centrato su uno dei massimi capolavori dell’arte rinascimentale: la Cappella Sistina, affrescata da Michelangelo Buonarroti. L’autrice del best seller “Fragilità Bianca” ha definito il capolavoro del Rinascimento italiano “essenza del suprematismo bianco”, sollevando un polverone mediatico e culturale che attraversa l’oceano per arrivare fino in Italia.

La questione si inserisce in un contesto più ampio di revisionismo storico e culturale che negli ultimi anni ha visto la rimozione di statue e la riconsiderazione di figure storiche in base ai valori contemporanei. Questo fenomeno, noto come “cancel culture”, ha sollevato interrogativi sulla modalità con cui la società odierna dovrebbe rapportarsi al proprio passato, compreso il patrimonio artistico e culturale.

La polemica sulla Cappella Sistina non è isolata. In Florida, ad esempio, la statua del David di Michelangelo è stata oggetto di controversia quando genitori di studenti hanno protestato contro la sua esposizione in una scuola, definendola “pornografica”. Questi episodi riflettono una tensione crescente tra la volontà di proteggere i minori e il rispetto per l’arte storica, che spesso presenta nudi e temi adulti.

La “cancel culture” si manifesta anche nel campo dell’arte contemporanea, come dimostra il lavoro dell’artista Emilio Isgrò, che attraverso le sue “cancellature” riflette sulla natura e sul significato dell’arte e del linguaggio. Queste azioni artistiche, tuttavia, sono concepite non come atti di censura ma come inviti alla riflessione e al dialogo.

Il dibattito sulla Cappella Sistina e su Michelangelo negli Stati Uniti solleva questioni fondamentali sul ruolo dell’arte nella società e sulla sua interpretazione. È sempre maggiore il rischio che un approccio moralistico e anacronistico alla storia dell’arte possa portare alla censura o alla reinterpretazione forzata di opere che sono espressioni del loro tempo.

Il movimento woke è diventato ormai sinonimo di un’estrema correzione politica e di un’ideologia che si ritiene moralisticamente superiore ma che alla fine si dimostra e coercitiva ed impositiva di un pensiero che ormai risulta essere non solo irritante ma privo di ogni logica. In particolare, il metodo della “cancel culture”, ovvero il boicottaggio sociale e professionale di individui ritenuti colpevoli di comportamenti intollerabili, è stato oggetto di forti critiche. Questo approccio è visto da molti come un’estremizzazione della giustizia sociale che finisce per sopprimere la libertà di espressione e promuovere una cultura dell’intolleranza verso opinioni divergenti

La controversia scaturita sulla Cappella Sistina e il dibattito più ampio sulla “cancel culture” evidenziano la necessità di un equilibrio tra il rispetto per l’arte storica e la consapevolezza critica dei valori contemporanei.

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