Vi ricordate quando negli anni ’80 e ’90 esistevano ancora le stagioni? Vi ricordate quando l’autunno era piovoso, il nord era avvolto in fitte nebbie, la primavera era “pazzerella” e l’estate ci regalava giornate calde ma non roventi? Se ve lo ricordate non potete negare il cambiamento climatico.
Il cambiamento climatico non è un’ipotesi né una congettura, ma una realtà scientificamente comprovata e visibile attraverso una serie di fenomeni che hanno modificato il volto del nostro pianeta. Dall’aumento delle temperature globali allo scioglimento dei ghiacci, passando per eventi meteorologici estremi sempre più frequenti, le prove sono sotto gli occhi di tutti. Eppure, esiste ancora chi sceglie di negare l’evidenza, spesso per interessi economici o politici, ignorando le conseguenze di tale atteggiamento sul futuro dell’umanità.
Negli anni ’90, la Cina, l’India e molti altri paesi dell’Asia hanno iniziato una forte fase di espansione economica con l’inizio di una rivoluzione industriale che ha portate ad una crescita esponenziale delle emissioni di CO2 e di altri inquinanti contribuendo in modo significativo al brusco cambiamento climatico..
Nonostante le evidenze, il negazionismo climatico persiste, spesso sostenuto da una minoranza di scienziati e da una macchina di pubbliche relazioni ben oliata, che diffonde disinformazione e minimizza la gravità della situazione. Questa tattica di disinformazione non solo ostacola i progressi nella lotta contro il riscaldamento globale, ma mette a rischio la salute e la sicurezza delle future generazioni.
La scienza è chiara: il 97% degli scienziati concorda sul fatto che il riscaldamento globale sia causato dalle attività umane. I dati raccolti negli ultimi decenni mostrano un aumento delle temperature medie globali, un incremento del livello del mare e una perdita di biodiversità senza precedenti. Le emissioni globali di CO2 hanno raggiunto livelli record nel 2023, con un aumento dell’1,1% rispetto all’anno precedente, nonostante i cali registrati in Europa e negli Stati Uniti.
Se siete in malafede, se siete dei complottisti e non volete credere alla scienza dovete credere ai vostri ricordi. Fino agli inizi degli anni 2000 il clima in Italia, e non solo, era radicalmente diverso dall’attuale. Non potete non ricordarvi delle nebbie che caratterizzavano l’autunno nel nord Italia, della primavera che con temperature frizzantine ci accompagnava fino a giugno quando, da più piccoli, si iniziavano ad indossare i pantaloncini corti per andare a scuola, dell’estate che si, era calda, ma decisamente sopportabile (non v’era traccia di condizionatori) o degli inverni belli rigidi con la galaverna che imbiancava i campi e le città.
Tutto ciò ormai non c’è più; e perché? Perché il clima è cambiato!
In questo contesto, negare il cambiamento climatico è un atto di pura disonestà intellettuale. È un rifiuto di affrontare la realtà che si manifesta attraverso segnali inequivocabili e un’ignoranza volontaria delle responsabilità che abbiamo nei confronti del nostro pianeta e delle generazioni future. La lotta contro il cambiamento climatico richiede un’azione collettiva e immediata, basata su fatti scientifici e non su menzogne o teorie del complotto. Solo così potremo sperare di mitigare gli effetti più devastanti di questa crisi globale e garantire un futuro sostenibile per tutti.