In un contesto globale dove l’attenzione verso la sostenibilità e la riduzione delle emissioni di CO2 è sempre più pressante, l’Italia sembra navigare controcorrente, almeno per quanto riguarda il settore delle auto elettriche. Nonostante il calo dei prezzi dell’energia sui mercati internazionali, gli automobilisti italiani si trovano a fronteggiare un aumento significativo dei costi per ricaricare i propri veicoli elettrici. Un incremento che, secondo le analisi, potrebbe essere attribuito a un oligopolio e a una mancata concorrenza tra le compagnie che gestiscono le colonnine di ricarica sul territorio nazionale.
La situazione è tanto più paradossale se si considera che, mentre le tariffe per le ricariche elettriche in Italia subiscono rincari fino al 69%, le compagnie straniere presenti sul mercato italiano vanno nella direzione opposta, riducendo i prezzi. Ad esempio, l’operatore Ionity ha mantenuto invariata la sua tariffa a consumo e ha addirittura dimezzato il costo dell’abbonamento mensile. Anche Tesla ha operato tagli ai costi delle ricariche e degli abbonamenti, dimostrando una tendenza contraria rispetto alle compagnie a controllo statale italiane.
Questi aumenti ingiustificati sollevano interrogativi su un possibile accordo tra le compagnie italiane, che sembrano seguire una linea comune, possibilmente dettata da direttive governative. Da tempo, infatti, il governo italiano mostra una certa reticenza verso la mobilità elettrica, nonostante gli impegni internazionali in termini di riduzione delle emissioni e promozione delle energie rinnovabili.
Le tariffe hanno iniziato ad aumentare subito dopo le nomine governative ai vertici delle compagnie energetiche nazionali; si è partiti con Enel X che era la più vantaggiosa per passare poi a Plenitude BeCharge arrivando in fine ad a2a. Se le prime due sono controllate direttamente dal Ministero dell’Economia a2a, controllata dai Comuni di Brescia e Milano, riferisce di non poter più sostenere i continui aumenti che Enel ed Eni stanno facendo per l’interoperabilità tra le colonnine.
Questi improvvisi aumenti con un costo dell’energia in calo sono senza ombra di dubbio figli di un indirizzo politico governativo che mira a scoraggiare la transizione alle vetture elettriche rendendo il costo della ricarica spropositato rispetto al costo reale.
La denuncia arriva da Federcarrozzieri, l’associazione delle autocarrozzerie italiane, che ha raccolto le proteste degli automobilisti e analizzato l’andamento delle tariffe nell’ultimo anno. Tra le varie testimonianze, emerge un quadro di rincari a cascata e di modifiche unilaterali delle condizioni tariffarie da parte delle società che gestiscono le colonnine di ricarica, con aumenti che vanno dal 16% al 69% a seconda del tipo di servizio.
In questo scenario, l’assenza di una vera concorrenza e la presenza di un oligopolio nel settore delle ricariche per auto elettriche in Italia non solo penalizzano gli automobilisti ma rappresentano anche un ostacolo significativo alla transizione energetica del Paese. È evidente la necessità di interventi normativi che promuovano la concorrenza e impediscano pratiche di mercato sleali, al fine di garantire ai cittadini italiani l’accesso a servizi di ricarica elettrica a prezzi equi e sostenibili. Solo così l’Italia potrà allinearsi agli obiettivi di sostenibilità e innovazione che caratterizzano l’agenda europea e globale.