Milano, Italia – Le Olimpiadi Invernali Milano-Cortina 2026 si avvicinano a grandi passi, ma lo stato di avanzamento delle opere infrastrutturali necessarie per l’evento continua a destare preoccupazione. Nonostante le rassicurazioni delle autorità, i ritardi accumulati rischiano di compromettere la piena riuscita dei Giochi.
Secondo le ultime stime, opere per un valore di almeno 2 miliardi di euro non saranno completate entro l’inizio delle Olimpiadi, previsto per il 6 febbraio 2026. Questo dato allarmante emerge nonostante le dichiarazioni ottimistiche di Infrastrutture Milano Cortina 2026 (Simico), la società governativa incaricata della realizzazione delle strutture sportive e delle infrastrutture di supporto.
Il ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, ha ammesso l’esistenza di ritardi significativi, sottolineando di aver ereditato una situazione critica con “117 opere commissariate, ferme anche per 15 anni”. Nonostante gli sforzi per accelerare i lavori, è ormai chiaro che non tutte le opere previste saranno pronte in tempo per l’evento.
Pista da bob di Cortina Uno dei progetti più problematici è la pista da bob di Cortina, del valore di 125 milioni di euro. I dubbi sulla sua fattibilità per la pre-omologazione prevista per marzo 2025 sono consistenti, considerando che i cantieri sono stati avviati solo di recente.
Infrastrutture stradali
Le strade venete, in particolare la variante di Cortina e quella del Longarone, sono tra le opere più a rischio. Queste due strade da sole valgono quasi 500 milioni di euro, ma la loro realizzazione è ancora in una fase preliminare.
Il ritardo nella realizzazione delle opere non solo mette a rischio il successo organizzativo dell’evento, ma potrebbe anche avere ripercussioni economiche significative. Il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, ha lanciato l’allarme sulla necessità di una revisione dei prezzi per evitare che le gare d’appalto vadano deserte a causa dell’aumento dei costi delle materie prime.
Di fronte a questi ritardi, si stanno valutando soluzioni alternative. Per alcune discipline, come il bob, si sta considerando l’utilizzo di strutture all’estero, una proposta che però incontra l’opposizione di alcune figure politiche.