Neuralink, l’azienda fondata da Elon Musk, ha recentemente raggiunto un traguardo significativo nell’ambito della tecnologia neurale. Musk e il suo team hanno impiantato con successo il primo chip cerebrale chiamato “Telepathy” in un essere umano. Il Telepathy non legge i pensieri direttamente, ma interpreta i segnali cerebrali associati all’intenzione di compiere un movimento, consentendo a un robot esterno di eseguire l’azione al posto di persone paralizzate o paraplegiche.
Elon Musk ha dichiarato che, inizialmente, il chip verrà utilizzato per aiutare coloro che hanno perso l’uso delle gambe. Tuttavia, l’obiettivo a lungo termine è assai ambizioso: consentire il controllo di dispositivi come telefoni e computer direttamente dal cervello.
L’annuncio dell’impianto è avvenuto solamente due giorni dopo l’intervento stesso. Il paziente si sta riprendendo bene e i risultati iniziali sono promettenti. Tuttavia, le sperimentazioni fatte finora da Neuralink su scimmie e maiali non sono mai state descritte in riviste scientifiche, suscitando polemiche e dibattiti.
Secondo il neurologo Paolo Maria Rossini, l’entusiasmo per l’annuncio è poco motivato in assenza di pubblicazioni scientifiche dettagliate. L’unico resoconto del chip era stato fornito nel 2019 da Elon Musk nel “Neuralink White Paper”.
Il chip Telepathy, delle dimensioni di un bottone, ospita ben mille elettrodi flessibili che trasmettono i segnali cerebrali all’esterno in modalità wireless, permettendo a un robot di eseguire azioni in base alle intenzioni del paziente.
Secondo Luca Berdondini dell’Istituto Italiano di Tecnologia, questo esperimento possiede un notevole potenziale clinico e la tecnologia è promettente, ma le aziende private come Neuralink dispongono di risorse ingenti che la ricerca pubblica non ha. Berdondini sottolinea che queste aziende generano conoscenze e tecnologie non diffuse alla comunità scientifica, limitando l’informazione e la regolamentazione.
In conclusione, l’impianto del chip cerebrale “Telepathy” rappresenta un passo significativo nel campo della tecnologia neurale. Se da un lato suscita entusiasmo per le possibilità che potrebbe aprire in termini di recupero funzionale, dall’altro solleva interrogativi etici e scientifici sull’informazione e la regolamentazione di tali tecnologie avanzate.