Negli ultimi anni, The Walt Disney Company si è trovata al centro di un acceso dibattito riguardante la sua presunta crisi, attribuita da diversi osservatori e critici alla sua adesione ai principi della cosiddetta cultura Woke. Questa tendenza, che promuove l’inclusività e la sensibilità verso tematiche di genere, razza e orientamento sessuale, sembra aver influenzato significativamente le scelte creative e di marketing dell’azienda, con risultati che non sempre hanno incontrato il favore del pubblico.Il termine “Woke”, originariamente legato alla consapevolezza delle ingiustizie sociali e razziali, è diventato un punto di riferimento per descrivere un approccio che alcuni ritengono eccessivamente politicizzato e moralistico, soprattutto nel contesto dell’intrattenimento. Critiche sono state mosse alla Disney per aver sacrificato la narrazione e l’intrattenimento a favore di messaggi sociali e politici, con alcuni film che non hanno raggiunto le aspettative di pubblico e critica.
Un esempio emblematico è “The Marvels”, un film che, secondo alcuni, avrebbe sofferto di una narrazione indebolita dall’eccessiva enfasi su obiettivi sociali specifici, risultando in un insuccesso al botteghino.
Anche produzioni come il remake de “La Sirenetta”, nonostante un incasso di 570 milioni di dollari, sono state considerate al di sotto delle aspettative, in particolare se confrontate con successi precedenti dell’azienda.
La situazione è complicata ulteriormente dalla disputa culturale e legale tra Disney e il governo della Florida, guidato dal governatore Ron DeSantis. La controversia, scaturita dalla critica di Disney a una legge statale sulla discussione di genere e sessualità nell’educazione elementare, ha evidenziato una frattura tra l’azienda e una parte del suo pubblico, oltre a sollevare questioni sul potere e l’influenza delle grandi corporazioni.
Nonostante le critiche, è importante sottolineare che la Disney ha una lunga storia di impegno in cause sociali e ambientali, come dimostrato dai suoi film sulla natura e dalla promozione di messaggi progressisti già in passato.
Inoltre, la stessa azienda ha riconosciuto la necessità di bilanciare meglio intrattenimento e messaggi, con l’amministratore delegato Bob Iger che ha sottolineato l’importanza di concentrarsi sull’intrattenimento piuttosto che sui messaggi.
In conclusione, la Disney si trova in un momento di riflessione sul suo ruolo e sulla sua strategia in un contesto culturale e sociale in rapida evoluzione. La sfida sarà quella di riconciliare la sua storica missione di intrattenere con la responsabilità di riflettere e promuovere valori inclusivi e progressisti, senza alienare parti del suo pubblico. La risposta del pubblico e la performance futura dei suoi film saranno determinanti per comprendere se e come l’azienda riuscirà a navigare queste acque turbolente.