La Generazione Z, ovvero i giovani nati tra la metà degli anni ’90 e l’inizio del 2010, sta ridefinendo il proprio percorso educativo e professionale negli Stati Uniti, distaccandosi progressivamente dall’istruzione universitaria tradizionale. Questo cambiamento di rotta è motivato dalla percezione che un titolo tecnico-professionale possa garantire un inserimento più rapido nel mondo del lavoro e retribuzioni più elevate rispetto a quelle offerte ai neolaureati.
Il fenomeno è stato analizzato e descritto da Federico Rampini per CorriereTv, evidenziando come il mercato del lavoro americano stia influenzando le scelte formative della Generazione Z. La tendenza è supportata da dati concreti, come il calo di iscrizioni a prestigiose università come Harvard, dove la retta annuale può raggiungere i 70 mila dollari. Tale investimento economico, unito a una crescente critica verso un sistema educativo percepito come incline al “lavaggio del cervello” e all’indottrinamento ideologico, sta spingendo i giovani a riconsiderare il rapporto costi-benefici dell’istruzione superiore.
In questo contesto, le professioni tecniche e manuali stanno guadagnando terreno. Ad esempio, le iscrizioni agli istituti tecnico-professionali che offrono formazione in settori come l’edilizia sono aumentate del 23% in un solo anno. La scelta di queste carriere non è casuale: un capomastro edile, per esempio, può arrivare a guadagnare mediamente 10 mila dollari all’anno in più rispetto a un contabile o a un esperto informatico assunto subito dopo la laurea.
Il deflusso di studenti dalle università verso le scuole di formazione tecnico-professionale è un segnale di come la Generazione Z stia cercando strade alternative per avviarsi verso carriere in linea con le richieste del mercato. Questo spostamento di interesse evidenzia una rinnovata valutazione delle opportunità lavorative, dove la formazione pratica e specializzata sembra offrire vantaggi immediati e tangibili.