Un recente blitz delle forze dell’ordine ha messo in luce una grave violazione delle norme alimentari in un’azienda appartenente al gruppo TreValli Cooperlat, situata nelle Marche. Durante l’operazione, condotta dai Carabinieri del NAS di Ancona e dagli ispettori dell’ICQRF, sono state sequestrate ingenti quantità di latte e prodotti caseari adulterati, destinati alla grande distribuzione.
Il caso è emerso grazie alla denuncia di un’ex dipendente, che ha rivelato l’uso di soda caustica e acqua ossigenata per ridurre l’acidità del latte già in cattivo stato, una pratica non solo illegale ma anche pericolosa per la salute dei consumatori. Queste sostanze, infatti, pur essendo volatili e difficili da rilevare nei controlli successivi, possono avere effetti nocivi se assunte.
L’inchiesta, avviata dalla Procura di Pesaro, ha portato al sequestro di circa 200 tonnellate tra latte e prodotti caseari e all’individuazione di sostanze sofisticanti per un valore di quasi 800mila euro. Le indagini hanno coinvolto 10 persone e 3 società, focalizzandosi su un fenomeno di adulterazione e sofisticazione nel settore lattiero-caseario.
Nonostante le gravi accuse, l’azienda ha risposto affermando che i controlli dei prodotti immessi sul mercato non hanno evidenziato anomalie e che gli ambienti di produzione erano in perfetto stato igienico-sanitario. Tuttavia, la gravità delle accuse e l’entità del sequestro sollevano seri interrogativi sulla sicurezza alimentare e sulle pratiche di produzione all’interno del gruppo TreValli Cooperlat, un importante attore nel settore lattiero-caseario italiano.
Questo scandalo ha scosso non solo la regione delle Marche ma anche il settore alimentare italiano, mettendo in luce la necessità di un controllo più rigoroso e di una maggiore trasparenza nelle pratiche di produzione alimentare. La vicenda continua a svilupparsi, con la comunità locale e i consumatori che attendono ulteriori sviluppi e chiarimenti da parte delle autorità e dell’azienda coinvolta.