Giorgia Meloni vuole privatizzare la Rai, privati nel capitale e fuori la politica

Giorgia Meloni vuole privatizzare la Rai, con l’ipotesi di mettere sul mercato fino al 50% del capitale. La proposta incontra resistenze da Lega e Forza Italia, creando tensioni nella maggioranza.

Roma, Italia – Il governo Meloni sta considerando una mossa a sorpresa che potrebbe rivoluzionare il panorama mediatico italiano: la privatizzazione parziale della Rai. Secondo fonti vicine a Palazzo Chigi, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni starebbe valutando la possibilità di mettere sul mercato una quota significativa del servizio pubblico radiotelevisivo, che potrebbe arrivare fino al 50% del capitale.

Questa proposta si inserisce in un più ampio piano di privatizzazioni che include già la cessione del 4% di Eni e potenziali operazioni su altre partecipate statali come Ferrovie, Poste e Monte dei Paschi di Siena. L’obiettivo dichiarato sarebbe quello di “salvare la Rai”, riducendo l’influenza della politica sulla gestione dell’azienda e aprendo a nuovi investitori privati.

Tuttavia, il piano di Meloni sta incontrando resistenze all’interno della stessa maggioranza di governo. La Lega di Matteo Salvini e Forza Italia sembrano frenare su questa ipotesi, creando tensioni nella coalizione. In particolare, la Lega sta alzando la posta, chiedendo più posti di potere all’interno dell’azienda come condizione per dare il via libera a eventuali cambiamenti.

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Le richieste della Lega includono posizioni chiave come la direzione generale, con nomi come Marco Cunsolo (attuale direttore della produzione) e Maurizio Fattaccio (a capo della concessionaria pubblicitaria) in lizza per ruoli di primo piano. Questo atteggiamento sta complicando le trattative interne alla maggioranza, con il rischio di bloccare o rallentare significativamente il processo di privatizzazione.

Il dibattito sulla privatizzazione della Rai solleva questioni fondamentali sul futuro del servizio pubblico radiotelevisivo in Italia. Da un lato, i sostenitori dell’operazione argomentano che una maggiore presenza di capitali privati potrebbe portare a una gestione più efficiente e meno soggetta a influenze politiche. Dall’altro, i critici temono che una privatizzazione, anche parziale, possa compromettere la missione di servizio pubblico dell’azienda.

La proposta di Meloni rappresenta una svolta significativa rispetto alle politiche tradizionali dei Presidenti del Consiglio che l’hanno preceduta. Storicamente i partiti hanno sempre difeso il controllo pubblico dell’azienda. Il cambio di rotta della premier potrebbe essere interpretato come un tentativo di modernizzare il servizio pubblico e allinearlo alle sfide del mercato mediatico contemporaneo.

Resta da vedere come evolverà il confronto all’interno della maggioranza e quali saranno le reazioni dell’opposizione e dei sindacati dei lavoratori Rai. Il primo round di discussioni è previsto per mercoledì prossimo, quando si potranno valutare meglio le posizioni dei vari attori in gioco.

La privatizzazione della Rai, se dovesse concretizzarsi, rappresenterebbe una delle riforme più significative nel panorama mediatico italiano degli ultimi decenni. Il processo, tuttavia, si preannuncia lungo e complesso, con numerosi ostacoli politici e tecnici da superare. La partita è appena iniziata, e il futuro della televisione pubblica italiana è più che mai incerto.